mercoledì 26 gennaio 2011

Il giorno della memoria


27 gennaio 1945. I soldati del Primo Fronte Ucraino dell'Armeta Rossa, in avanzata verso Berlino, "inciampano" nel campo di sterminio di Auschwitz. In realtà i campi di Auschwitz erano tre, ma per i dettagli, se vi interessano, vi rimando alla relativa voce della wikipedia. Al momento della "liberazione" erano presenti 7.000 prigionieri; però tra il 1940 e il 1944 ne erano morti - tra esecuzioni e malattie - oltre un milione e centomila. I russi trovarono otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per la spedizione, che avrebbero dovuto diventare materassi e coperte.

Ho scritto la parola liberazione volutamente tra virgolette perché i russi ebbero una modo un po' particolare di trattare gli ex-prigionieri dei campi di concentramento, ben diversa da quella degli angloamericani. Ma non è questo l'oggetto del presente post.

Oltre quarant'anni dopo, la data del 27 gennaio è stata scelta come giorno per la commemorazione delle vittime dell'olocausto, anche se in realtà quello di Auschwitz non fu il primo (e purtroppo nemmeno l'ultimo) campo ad essere "scoperto". Anche qui, "scoperto" per modo di dire: nel "mondo libero" l'esistenza di questi campi era stata rivelata dalla BBC già nel 1942.

Probabilmente qualcuno di voi penserà che un blog come questo, che è tenuto da una crossdresser i cui scritti possono essere a volte giudicati sconci, non sia il posto più adatto per trattare un tema serio come quello del giorno della memoria.

Potrei dire che è altamente probabile che io abbia un quarto di sangue ebreo nelle vene: mia nonna, che pure era cristiana, aveva un cognome tipicamente ebreo e il classico naso aquilino; lo strano è che suo marito, fascista e antisemita, non ci abbia mai messo la mente sopra (ma non è l'unica contraddizione presente in famiglia, e d'altronde io sono forse la più eclatante).

Potrei dire che, per esempio, dal 1933 al 1945 circa 7.000 omosessuali vennero uccisi nei campi di sterminio tedeschi, anche se non mi riconosco (in pieno) nell'etichetta di "omosessuale" (ma qualcuno sicuramente mi farebbe ricadere senza troppi complimenti in questa categoria).

Potrei dire infine che negli anni ottanta, all'epoca della mia gioventù, si cercò più volte di coltivare in me l'odio antisemita e razziale, per fortuna senza successo. Ricordo ancora bene di come si tentasse di inculcarmi le teorie sulle unioni miste, spiegandomi che il mescolamento delle razze porta ad aberrazioni e degenerazioni. Proprio a me, che son nata "sotto quattro bandiere."

Serivrebbe per dare dignità a questo post? No. In realtà non ce n'è bisogno.

Quando una società che si autodefinisce "civile" è in grado di partorire simili mostruosità, ognuno ha il diritto, il dovere di riflettere, interrogarsi, e manifestare la propria opinione. Quello ebraico non è stato ne il primo ne l'ultimo genocidio dei "nostri tempi". Possiamo ricordare quello degli armeni del 1915; degli ucraini del 1933; dei cambogiani del 1975; dei Tutsi ruandesi del 1994; dei musulmani bosniaci nel 1992. Le occasioni non sono mancate.

Ma non è finita.

Qualcuno pensa che quella di costringere gli ebrei a portare la stella gialla cucita sui vestiti fu un'invenzione nazista, ma in realtà questa è una vera e propria "tradizione" che affonda le radici in tempi antichissimi. Già nel 600 il califfo Omar costringeva tutti gli "infedeli" (ebrei e cristiani) a portare una pezza gialla cucita sul petto o sulla schiena; a partire dal 1215 la Chiesa cattolica costringeva gli ebrei maschi viventi nei paesi cristiani a portare il "segno giudaico", una rotella di stoffa gialla cucita sul petto (le femmine dovevano indossare invece un vezzoso velo giallo, peccato che fosse anche il distintivo delle meretrici); il primo Paese ad adottare questa usanza molto simpatica fu la civile Inghilterra nel 1218, mentre in Italia i primi furono i veneziani nel 1394, che inoltre confinarono gli ebrei in un luogo ben delimitato chiamato "ghetto", una parola che oggi è diventata internazionale tanto che esiste, identica, anche in inglese.

Nel settembre del 1938 in Italia venivano promulgate le prime leggi antisemite. Molti sostengono che fu in seguito alle pressioni della Germania nazista; ma due mesi prima, in luglio, era stato pubblicato l'italianissimo Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Purezza della Razza), con cui si tentava di dare una base e una giustificazione scientifica al razzismo e all'antisemitismo (le stesse frottole che, come ho detto, han cercato di dare a bere anche a me quarant'anni dopo). Cito dalla Wikipedia: "Tra le adesioni al manifesto spiccano quelle di personaggi illustri – o destinati a diventare tali – come, ad esempio, Giorgio Almirante, (...) Giorgio Bocca, (...) Amintore Fanfani, (...) Giovannino Guareschi, (...) Agostino Gemelli, (...)." Questi nomi vi ricordano qualcuno?
L'ultimo ai più sarà sconosciuto: Agostino Gemelli, padre francescano (francescano!) fu il fondatore dell'Università Cattolica di Milano; una vita esemplare.

Morale: l'antisemitismo italiano è proprio farina del nostro sacco. Noi continuiamo a vivere nel mito dell' "italiano s'agapo", che invadeva i paesi altrui solo per "amarli", e nascondiamo le nostre vergogne nazionali dietro figure luminose come Giorgio Perlasca o Giovanni Palatucci, che furono purtroppo dei casi isolati in un vasto mare di odio, o per lo meno indifferenza, e che non bastano ad assolvere il nostro passato.

Nel corso dei secoli anche noi abbiamo accusato gli ebrei di avere ucciso Gesù, che tra l'altro era ebreo pure lui, di essere i responsabili della terribile peste del 1348, di rapire e mangiare bambini cristiani a Pasqua, di usare il sangue dei cristiani per i loro rituali, di profanare le ostie, ecc ecc... Quella degli uccisori di Gesù, che può sembrare un'affermazione oggi ridicola, veniva rimproverata dal nostro buon padre Gemelli ancora nel 1924, altro che medioevo. Ma non era colpa sua, poveretto; il vaticano abolì la definizione di "ebrei deicidi" solo nel 1965... ma quanti massacri sono stati compiuti in nome di queste falsità?

Nei giorni che hanno preceduto questo anniversario ho assistito ad un fiorire di "offerte commerciali" collegate all'evento, come il moltiplicarsi di film e documentari in televisione e di libri e saggi in edicole e librerie. La cosa se non altro mi ha dato alcuni spunti di riflessione; nel film Il processo di Norimberga (2000) il regista fa dire al personaggio che interpreta lo psicologo del carcere che il male è la totale assenza di empatia. Significa arrivare a vedere nella persona che ti sta davanti non più un essere umano, ma un numero, un'ombra, un niente. Qualcosa la cui sorte (conseguenza delle tue azioni) non ti interessa, il cui pensiero nemmeno ti sfiora.


Dei sei milioni circa di ebrei che morirono durante la shoah, un milione erano bambini. Bambini. Riuscite a immaginare un milione di bambini morti? Riuscite a vederli? Morti di fame, malattie, morte violenta. Come quelli in questa foto, che ho recuperato da wikipedia. Il titolo è laconico: Una donna anziana ed alcuni bambini avviati alle camere a gas ad Auschwitz. Osservo meglio la foto, e vedo tre o quattro creature infagottate, avviate alla morte. Quanti anni potranno avere? Il più grande cinque o sei, il più piccolo col cappotto che arriva quasi in terra non più di due o tre. Com'è possibile che una persona con del sangue nelle vene possa mandare a morte dei propri simili, e addirittura dei bambini? Vorrei poter allungare la mano nella foto, fermarli, salvarli. Ma non posso. Sono morti, quasi settant'anni fa. No, non morti: uccisi.

Una volta sorpresi mio nonno sussurrare a mio padre: "Ma del resto se [gli ebrei] sono sempre stati perseguitati, qualcosa devono aver fatto!" E io, quando vedo immagini come queste (e ne esistono molte e anche più esplicite, a dispetto delle fandonie dei negazionisti) maledico il mio proprio sangue.

L'essere umano non è in grado di vivere con se stesso.


Per approfondire:
http://www.olokaustos.org/argomenti/homosex/omosex4.htm
http://www.morasha.it/ebrei_italia/ebrei_italia02.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Pogrom

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