lunedì 2 settembre 2019



Sign of the times



Nel 1987 Prince pubblica un doppio album (in nero e pesca, i suoi colori preferiti) che fa epoca, "Sign ☮ the Times". Il singolo d’esordio, che ha lo stesso titolo dell’LP, inizia con queste parole:

In France a skinny man died of a big disease with a little name / by chance his girlfriend came across a needle and soon she did the same.”

Tradotto in italiano, suona all’incirca così:
“In Francia un tizio magro è morto di un piccolo nome per un grande male / per caso la sua ragazza si è punta con un ago e presto ha fatto l'uguale.”

L’AIDS, segno di quei tempi (gli anni ’80); molti artisti e uomini di spettacolo ebbero a che farci, si ammalarono, ne morirono; tanti decisero di schierarsi, di combatterlo diffondendo il verbo della prevenzione con canzoni, opere d’arte, dichiarazioni, campagne pubblicitarie.

Segno dei tempi, 2019. F., una giovane donna di nemmeno quarant’anni, muore ad inizio agosto di un tumore estremamente aggressivo, che in tre mesi se la porta via. Causa scatenante, l’HPV o papilloma virus. Esistono oltre 130 tipi di HPV, ma due di essi – il tipo 16 e il tipo 18 – sono responsabili oltre il 70% di tutti i casi di tumore del collo dell’utero.

In Italia, questo tumore colpisce 3.500 donne all’anno, e ne uccide 1.000. Una di loro è F., nemmeno quarant’anni, ancora tanta vita da vivere davanti a sé. Al funerale sua madre, distrutta dal dolore, abbracciandomi ha singhiozzato: “vaccinate le vostre bambine, vaccinate le vostre bambine.”

Il vaccino contro i tipi 16 e 18 esiste da circa 13 anni; va fatto prima che il “soggetto” possa essere esposto al virus, cioè prima che inizi l’attività sessuale. Purtroppo quando F. era giovane e in età da vaccino, il vaccino ancora non esisteva.

Ma oggi c’è. C’è, ed è efficace nel contrastare ben nove tipi di HPV, tra cui il 6 e l’11, responsabili di oltre il 90% dei condilomi ano-genitali.

Flashback numero 1, lo scorso giugno. Al supermarket incontro la mamma di A., 11 anni, compagno di classe di mia figlia. “Come stai?” le domando. “Bene,” mi risponde, “anche se oggi abbiamo vissuto un’avventura…” “Cos’è sucesso?” “Ho portato A. a vaccinare contro il papilloma virus, e dopo aver fatto l’iniezione è svenuto…” “Ma anche i maschi si vaccinano contro il papilloma?” “Certo, così quando saranno adulti non infetteranno le loro compagne.” Una lungimiranza, un'intelligenza e un altruismo rari. Chapeau.

Flashback numero 2, lo scoro anno. Un collega d’ufficio, noto per le sue posizioni apertamente antivacciniste: “Beh, alle mie figlie ho fatto fare le vaccinazioni principali, mica tutte perché sono troppe. Fanno male.” “Scusa, quali sono le vaccinazioni che non hanno fatto?” “Beh,” e ti guarda con l’aria sorniona di chi crede di saperla lunga, più lunga di te, “ad esempio quelle per il papilloma, che non servono.”

Flashback numero 3, due anni fa. Agente immobiliare, donna e madre, nota per le sue posizioni violentemente antivacciniste: “Ma lei lo sa quanto ci guadagna la Glaxo con i vaccini??” mi aggredisce. “Ci hanno costruito persino un nuovo stabilimento!”
Segno dei tempi, 2019. Mai come ora le colpe dei padri ricadranno sui figli. Prince è morto, gli antivaccinisti vivono, le loro figlie si vedrà. Mille ogni anno.

venerdì 7 giugno 2019

Roald e Olivia Dahl


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“Olivia, la mia figlia maggiore, si prese il morbillo quando aveva sette anni. Ricordo che, mentre la malattia faceva il suo normale corso, spesso leggevo per lei accanto al letto e non provavo alcuna particolare preoccupazione. Un mattino, quando lei era decisamente in via di guarigione, mi sedetti sul suo letto e le mostrai come creare degli animaletti usando dei nettapipe colorati; quando fu il suo turno di realizzarne uno mi accorsi che le sue dita e il suo cervello non cooperavano e che lei non riusciva a fare niente.

"Ti senti bene?" le domandai.

"Mi sento un po' assonnata," disse lei.

Perse conoscenza nel giro di un'ora. Dopo dodici ore morì.

Il morbillo si era trasformato in una cosa terribile chiamata encefalite morbillosa, e non c'era nulla che i dottori potessero fare per salvarla. Era il 1962, ventiquattro anni fa; ma anche oggi, se un bambino col morbillo sviluppa la stessa reazione mortale avuta da Olivia, continua a non esserci niente che i medici possano fare per salvarlo. Tuttavia i genitori di oggi possono fare qualcosa per impedire che questa tragedia accada a qualcuno dei propri figli. Possono farli vaccinare contro il morbillo. Io non potei farlo con Olivia nel 1962 perché a quei tempi non era ancora stato scoperto un vaccino affidabile.

(…)

Ho dedicato a Olivia due dei miei libri. Il primo è stato "James e la pesca gigante". A quel tempo lei era ancora viva. Il secondo è stato "Il GGG", e lo dedicai alla sua memoria dopo che lei morì di morbillo. Potete leggere il suo nome all'inizio di questi due libri. So quanto lei sarebbe felice se potesse sapere che la sua morte ha contribuito risparmiato agli altri bambini un bel po' di sofferenze e di morte.”

Roald Dahl, 1986