lunedì 30 maggio 2011

2K


Allora: il mio blog ha abbondantemente superato i 2000 contatti. Devo ammettere che mi sono stupita moltissimo; a me sembravano già tanti i 300 toccati a febbraio, duemila mi sembra fantascienza. Soprattutto per un blog che ho scritto (per lo meno all'inizio) a mio esclusivo uso e consumo, e che francamente non mi sembra sta gran cosa.

Nel ciclo dei libri di O'Brian, quelli di Master and Commander per intenderci, c'è un personaggio che si chiama Stephen Maturin (nel film è ottimamente interpretato da Paul Bettany, pallido e allampanato) il quale, quando vuole riflettere prende carta e penna e butta giù i suoi pensieri del momento, oppure una lettera per la sua amata (da cui è amabilmente cornificato, poveretto) che poi invariabilmente distrugge col fuoco. Giusto per chiarirsi le idee.

Ho sempre pensato al mio blog come una cosa del genere, ad una specie di armadio dove riporre i pensieri quando ho la testa troppo piena, col problema di fondo che su internet niente si distrugge, ma casomai tutto si conserva.

Non me lo spiego. Anzi, invece sì: secondo me la maggior parte dei duemila è gente che vede l'indirizzo da qualche parte (ad esempio sui profili dei siti che frequento), si collega al sito e poi scappa inorridito al primo colpo d'occhio. In questo modo decisamente avrebbe un senso. Mah! In realtà so di avere anche dei lettori più o meno affezionati, che mi seguono più o meno di nascosto, ai quali devo dire grazie per la pazienza e l'attenzione che mi dimostrano.

Da un sondaggio che ho condotto di recente è risultato che il mio stile è un po' troppo complicato e intellettuale (in una parola: palloso); mi rendo conto che si tratta di un mio grande difetto, e vi prometto - ma non vi garantisco - che cercherò di lavorarci sopra.

martedì 24 maggio 2011

Scomparendo


Ultimamente scrivo messaggi a cui nessuno risponde, la casella di posta elettronica ripete, impietosa, sempre lo stesso ritornello: "non ci sono messaggi nuovi".

Forse sbaglio la forma, forse la sostanza, oppure sono già morta e nessuno me l'ha detto. Ecco, mi sa che è così: sono morta e fantasma, impalpabile come la bruma sui campi, digito digito ma è tutto nella mia testa...

giovedì 19 maggio 2011

Attenzione: Syuzee inside


La storia a cui state per assistere è vera. I nomi dei protagonisti sono stati cambiati per proteggere gli innocenti.

Facciamola semplice: in questa storia c'è un buono e un cattivo. Cominciamo dal cattivo: tanto per non fare nomi, lo chiameremo "Crudeficiente" (come lo ha ribattezzato in maniera efficace una mia amica), masterone della Brianza.

Tempo fa su Legami mi scrive un messaggio sua sponte, moderatamente smielato, dove si presenta e inizia a broccolarmi. Ci scambiamo il contatto msn, poi più niente. Sparisce nel nulla. Nessun problema mi dico, solo che dopo un po' decido di fare un repulisti tra i contatti e, prima di cancellarlo, gentilmente lo avverto.

Ricevo una risposta che cito testualmente: "mollami, gli uomini non mi interessano."

Mollami?!?!? Tra me e me ho pensato: ma brutto imbecille, io devo mollarti??? Ma se sei tu che mi hai cercata, idiota! Non li avevi gli occhi per leggere sul mio profilo "cosa" sono???

Ovviamente, dato che entro certi limiti sono una signora, la risposta che gli ho dato è stata molto più polite di quel che mi sarebbe piaciuto, però cancellare il suo contatto da msn è stato decisamente liberatorio.

Poichè sembra esistere, nell'universo, un certo qual oscuro equilibrio, qualche giorno dopo sempre su Legami mi arriva il messaggio di presentazione di un certo mark****, piemontese, che sarebbe il "buono" della storia.

Dopo il consueto fraseggio, anche costui si accorge che invece della "galleria" ha trovato il "trenino"; nemmeno lui è interessato all'articolo (*sigh*) però me lo fa capire con molto più tatto, scusandosi.

Rispondo a mia volta ringraziandolo - nonostante la svista - per essere stato così gentile (come si dice? merce rara di questi tempi) e lui replica: "l'educazione e la civiltà prescindono dai gusti sessuali... e idem il rispetto per le persone..."

Morale: Piemonte batte Brianza 1 a 0.

Ragno porta guadagno



Domenica mattina, inizia la "bonifica" del giardino per renderlo vivibile dopo la pausa invernale. Tagliare il prato, togliere le erbacce (ho più gramigna che erba, ma tanto è verde lo stesso), controllare gli irrigatori, pulire il gazebo.

Il gazebo è uno di quelli economici, made in China, di metallo con la copertura di tela, però fa la sua porca figura. Con il primo sole della primavera, approfittando della mancanza della copertura di tela, i ragni lo hanno usato per tessere le loro trappole.

Prendo la scopa e inizio a passarla lungo la struttura quando mi accorgo che, in un angolo, al centro della spirale di una classica ragnatela un ragno è avvinghiato alla sua ultima preda.

Qualunque cosa sia, la sta avvolgendo con le sue zampette frenetiche dentro un bozzolo, come sanno fare i ragni; ti stordiscono, ti impacchettano, e poi con calma ti mangiano.

Io sono li, con la scopa a mezz'aria, indecisa su cosa fare, proprio come la scena finale dell'Esperimento del dottor K (l'originale da cui è stato tratto il remake La mosca), quando l'insetto - che ha la testina e il braccino del professore - è li, preso in una ragnatela e il ragno se lo sta per mangiare, e grida "aiutooooo aiutooooo" con la sua vocina sottile da uomo-mosca, e allora l'amico del defunto dottor K prende una pietra e gliela scaraventa sopra.

Solo che non mi decido a scaraventare la pietra, cioè la scopa. Sto cogliendo il senso di una metafora perfetta: il ragno, tutto soddisfatto nel suo istinto primordiale, non sa che da un momento all'altro un dio (o una dea?) cieco e insensibile, distruggerà per sempre la sua vita.

Proprio come gli antichi greci credevano che andasse il mondo. Proprio come può succedere a noi, in un qualunque momento. Non mi piace questo potere, non voglio usarlo ne sui ragni ne, a maggior ragione, con le persone, e ho sempre detestato quelli che invece lo fanno.

Con la scopa afferro il bordo della ragnatela, e la deposito delicatamente sull'erba assieme ai suoi ospiti, il ragno e la vittima. Mi dispiace mister, di più non posso fare. Ti auguro di cavartela anche a terra, e che le formiche non facciano a te quello che tu hai fatto a lei. E poi vado avanti col programma.

Tre giorni dopo la tua ragnatela è di nuovo al suo posto, nell'angolo. Forse ce l'hai fatta, dopotutto.


Per la realizzazione di questo post non è stato ferito o ucciso nessun animale. Forse.

martedì 17 maggio 2011

The Matrix Has You


"Come può vedere dalla quantità di carte, la tenevamo d'occhio da diverso tempo signor Anderson. A quanto pare lei sta vivendo due vite distinte. In una di queste lei è Thomas A. Anderson, programmatore per un rispettabile società informatica, è iscritto alla previdenza sociale, paga regolarmente le tasse e... aiuta le vecchiette gettando per loro l'immondizia.

L'altra vita lei la passa travestendosi, è conosciuto tra i cross-dresser col sopranome di Syuzee, e di fatto ha commesso ogni atto sessuale contro natura concepibile e attualmente condannato dalla società civile. Una di queste vite ha un futuro, l'altra invece no."

giovedì 5 maggio 2011

Il brivido sottile della rivelazione, parte II


Serata fiacca quella di ieri. Sto per chiudere il PC quando decido di fare il "giro della staffa" su uno dei siti CD che frequento, X Dress. E lì, quasi per caso, mi imbatto per prima negli ultimi sviluppi di una storia tremenda, quella di una sorellina che ha deciso di confessare la sua "doppia vita" alla propria moglie, con la quale ha avuto anche delle figlie. Una confessione finita malissimo. Bang!

Subito mi è venuto in mente un aforisma di Charles Pierce, famosa drag queen americana (anche se preferiva definirsi "attrice maschio"): "Preferirei essere negro piuttosto che gay, perché se sei negro non lo devi dire a tua madre!" Una battuta che non è propriamente politically correct, ma che contiene una grande verità.

Facciamo un passo indietro. Una cross-dresser è una persona che, si potrebbe dire da sempre, deve convivere con sotterfugi e bugie. Generalmente ha (o ha avuto) un nascondiglio dove riporre la sua "seconda personalità". E parlo sia di un nascondiglio "fisico", per oggetti e vestiti, sia di uno "incorporeo" (ma non meno reale) dove nascondere il suo lato femminile, il suo essere mentalmente donna.

E' inutile che spieghi il perché di queste necessità, credo sia abbastanza chiaro. Non ho la pretesa di pensare che sia esattamente così per tutte, ma il mio bazzicare in questo "mondo" da diversi decenni mi porta a credere che quello dell'espediente sia un fenomeno abbastanza diffuso.

Poi, esistono alcune, rarissime oasi felici. Di crossdresser che riescono infine a dichiararsi e a farsi accettare dalla propria compagna, o dalla propria famiglia, e possono vivere questo "desiderio" apertamente, senza bipolarismi. Ma sono poche queste oasi, molto poche. Ma anche molto felici: basta coi nascondigli, con le doppie verità; libertà finalmente, e a volte addirittura una nuova intesa e complicità con il partner.

La CD che vive la condizione A - quella "sotto copertura" - può essere invece portata ad avere una bassa stima di se, può finire in depressione o peggio, può insomma vivere malissimo questa condizione ai limiti della schizofrenia. Talmente male da vedere nella "confessione" un atto liberatorio.

A volte la sete di libertà ti porta a vedere le storie delle sorelline "che ce l'hanno fatta" come dei chiari segni premonitori, positivi, del fatto che anche a te andrà così. Ti convinci che devi assolutamente compiere il passo fatidico anche perché sei persuasa che "se ti tieni tutto dentro è automatico che prima o poi esplodi." Come ho letto in vari post di forum che frequento.

Ma siamo sicure che sia proprio così? Io porto, molto modestamente, il mio (pessimo) esempio: come credo di aver scritto da qualche parte, vivo felicemente (più o meno) il mio essere in mezzo al guado, un piede asciutto e uno bagnato.

Certo, non lo so fino a quando durerà. Ma non avverto la necessità di fare outing, non sento i morsi della depressione e ho imparato ad accettarmi come sono, fortunatamente senza aiuti esterni (OK, non proprio "senza senza", ma ad ogni modo facendo a meno di psicologi o simili).

Il gioco - la confessione - vale la candela se nelle persone che abbiamo davanti troviamo amore e comprensione. Magari non immediatamente, lo shock di una notizia come questa può essere molto forte anche per chi pensa di essere di "ampie vedute", ma se questi sentimenti sono presenti, prima o poi riaffiorano.

Cosa succede se invece l'ostacolo da superare è troppo alto? Si parla di divorzio, allontanamento dai figli, messa al bando dalla propria casa, perdita di amici e lavoro. Miseria vera, economica e affettiva, mica noccioline.

Ricordo, molti anni fa, di aver incrociato in Stazione Centrale una... "CD" che faceva accattonaggio. Ho messo volutamente il termine crossdresser tra virgolette perché, esteriormente, era tutto tranne che femminile: un mix di abiti da uomo e da donna (sporchi), barba lunga, rossetto.

Ho ancora nelle orecchie, nonostante siano passati quasi due decenni, la sua voce sottile (che voleva disperatamente essere di donna) chiedere qualche spicciolo ad un passante in impermeabile chiaro, e l'espressione di profondo disgusto di quest'ultimo - che però mise comunque una mano in tasca alla ricerca di una monetina.

Chi era quell'essere infelice? Una persona probabilmente ripudiata dalla famiglia per via della sua diversità. Che fine avrà fatto? Non lo so, ma non posso immaginare niente di buono per chi vive ai cosiddetti "margini della società" oltretutto con questo tipo di orientamento sessuale o di genere.

L'affermazione della nostra diversità può valere quella che, in definitiva, potrebbe anche rivelarsi come la distruzione della nostra vita (nel senso più ampio del termine) così come la conosciamo? Ognuna di voi, se vuole, dia la propria risposta; io ho la mia e me la tengo stretta.

E ad ogni modo, non fidatevi delle cross dresser: sono persone che dicono bugie, le più grandi a se stesse.

lunedì 2 maggio 2011

Transformers


In due anni che ho il portatile, è già il quinto trasformatore che faccio fuori. Costo medio di un trasformatore: 40 Euro. Tra un po' mi sarà costato di meno il portatile; bella strategia di vendita, mister HP.