domenica 22 marzo 2015

La donna perfettamente normale



Ieri sera, sul Frecciarossa di ritorno a Milano: alla stazione di Firenze salgono quattro donne, più o meno della mia età (sulla quarantina), orientali, molto probabilmente thailandesi. Camminano lungo il corridoio, verso lo scompartimento che hanno prenotato, che per combinazione è proprio dietro al mio. Non sono particolarmente alte o basse, mal vestite o appariscenti, carine o brutte; sono solo quattro donne, quattro amiche in viaggio, di aspetto del tutto normale, eccetto che sono thailandesi, ovvio, ma è un dato puramente etnico, un puro e semplice dato di fatto senza importanza.

Mentre mi passano accanto non posso fare a meno di notare che una di queste quattro donne assolutamente normali qualcosa di speciale effettivamente ce l'ha; ma è qualcosa di impercettibile, indefinito, in parte mistificato dai lineamenti orientali, e ci vuole un occhio allenato come il mio per riconoscerlo. E' una kathoey, un'appartenente al "terzo sesso"; un uomo vestito da donna, non per forza "toccato" da impianti, interventi chirurgici o terapia ormonale. Al suo paese è considerata una "cosa" abbastanza comune, certo qualche discriminazione ancora c'è, ma non è niente in confronto a quel che passano gli "equivalenti" italiani, qui da noi, dove a parole ci diciamo tolleranti ma poi dobbiamo fare i conti con la morale perbenista e il senso del pudore occidentali.

Lei invece è lì, in mezzo alle sue amiche, e chiacchiera tranquillamente nella sua lingua a me incomprensibile, (e colgo nella sua voce quella nota falsa che purtroppo la tradisce) senza fare particolarmente baccano, o essere troppo sommessa. La osservo per qualche istante (qualcuno in più sarebbe maleducazione, ha lo stesso mio diritto di essere lasciata in pace) e colgo: una lunga coda di capelli neri, giusto un filo di eye liner su un viso senza altro make up, ciglia straordinariamente lunghe - mi chiedo se siano finte, ma mi sa che non lo sono - e un accenno di pomo d'adamo, altro dettaglio traditore. Le altre tre amiche invece sono palesemente "donne bio."

Proprio in quel momento la tizia seduta al suo fianco dice qualcosa, le mostra un mezzo sorriso e passa velocemente la mano sopra il dorso della sua, un gesto tipicamente "da amica ad amica." Un gesto del tutto normale, come tutta la situazione del resto. Perfettamente normale, di una normalità disarmante, e per un breve istante mi sento profondamente felice per tutte loro.