venerdì 17 marzo 2017

Terziario arretrato


Stamattina nell'ufficio di un collega ho visto una cosa, un oggetto che credo si chiami "manifesto motivazionale" o qualcosa del genere. Fa parte di una serie di poster 70x100 scritti in grande e con anche i disegnini, che contengono princìpi guida e massime relative ai vari settori dell'attività aziendale.

Ve lo devo dire, è una specie di americanata. Vonnegut li prendeva in giro già negli anni settanta, ma la mia ditta li distribuisce ancora oggi a chi ha partecipato a dei corsi di formazione, e qualcuno dei dipendenti più giovani e sprovveduti ha anche il coraggio di appenderli in ufficio.

Nella maggior parte dei casi invece il destino di questi supporti cartacei - per produrre i quali sono state sterminate intere foreste - è quello di rimanere in eterno oblio sopra qualche armadio o cassettiera, a raccogliere la polvere dei secoli; nessuno infatti ha il coraggio di buttar via un'emanazione tipografica del diabolico ufficio personale. Non si sa mai.

Secondo qualche direttiva interna segreta di quello stesso ufficio, la sottoscritta - per sua fortuna, bisognerebbe aggiungere - deve aver probabilmente superato l'età massima per essere ammessa ad uno qualsiasi di questi corsi, ed è quindi diventata parte di quella in-formabile combriccola attualmente situata proprio ai margini della gerontoburocrazia. Io la considero una sorta di elite intellettuale dissidente, refrattaria ai biechi e falsamente entusiastici dettami aziendali. Si mormora che qualcuno di noi, oltre all'ironia, forse abbia anche una coscienza ben nascosta da qualche parte.

Il poster specifico che stavo leggendo stamattina, attraverso le regolamentari due dita di polvere, riguardava la contrattazione, la nobile arte alla base di qualsiasi impresa commerciale. Una delle massime riportate recitava, più o meno testualmente: mai dare qualcosa senza una contropartita. Se cediamo qualcosa gratis, la controparte potrebbe essere indotta a credere che sia di poco valore, e la nostra credibilità ne soffrirebbe. Occorre invece dare il giusto valore ad ogni cosa, e pretendere che sia corrisposto.

Ora, in linea generale posso ammettere che un briciolo di verità ci sia, in fondo in fondo, in queste parole, se le applichiamo ad un ambito aziendale/commerciale. Ma per un istante ho provato a commettere l'errore che fanno in tanti, e cioè applicare regole di lavoro alla vita vera, e m'è venuto il vomito.

Perché, effettivamente, alcune persone del genere le ho incontrate; gente che non fa mai niente per niente, che guarda sempre e comunque al proprio tornaconto, che considera le altre persone come delle pure e semplici opportunità. Orribile, secondo il mio modo di vedere. Orribile, ma molto diffuso.

Sarà magari un po' holliwoodiano, da sempliciotti, lo ammetto, ma mi sento di difendere la gratuità di certi gesti e certi modi d'essere. La bellezza di fare qualcosa per una persona che ti sta a cuore, senza aspettarsi nulla in cambio (ma sul serio, non come certe carità pelose che ho visto fare); la sorpresa di quando scopri indirettamente la profondità dell'affetto che ti portano le tue amicizie.

Tutte cose che nel marketing non valgono una cicca, sappiatelo.

mercoledì 8 marzo 2017

8 marzo 2017

Si sa che le ricorrenze sono delle brutte bestie: aiutano a riportare l'attenzione sui grandi problemi della vita, è vero, ma il rovescio della medaglia è la mercificazione e un fin troppo rapido oblio, come a dire: anche questa ce la siamo tolta di torno e per un altr'anno siamo a posto.

La festa della donna purtroppo non sfugge a questo fenomeno, anche se devo dire che il livello di attenzione sulle questioni collegate al femminile (disuguaglianze, maltrattamenti, femminicidio...) nel corso dell'ultimo anno è rimasto abbastanza alto. Forse non alto come dovrebbe; ma è già un primo passo. L'altroieri ho sentito in tv della popolazione africana dei Masai che, finalmente, ha deciso di abolire la mutilazione genitale femminile, un antico e sanguinario "rituale" tribale che sembrava impossibile da eradicare. Le notizie buone ci sono, per fortuna.

Non ho mai parlato della festa della donna, sebbene la stragrande maggioranza delle mie amicizie sia femminile, fondamentalmente perché è diventata troppo commerciale, svilita, e non volevo essere associata al partito fasullo del "bisogna festeggiare la donna tutto l'anno", che rimette regolarmente tutto nel dimenticatoio il 9 marzo.

Ma stamattina proprio una delle mie amiche più care mi ha mandato un testo, di suo pugno, che sono felice di poter pubblicare qui. Lo considero un grande gesto e un regalo prezioso. Sono parole di pietra, ma sono certa che tutte voi, amiche mie, sicuramente vi riconoscerete in molte di queste, e - seppure indirettamente - ve le dedico.




Sono nata donna con tutto ciò che ne consegue... fatta di paure da affrontare, di demoni da combattere, di amori da vivere...

Fatta di speranze, di batticuore, di lacrime di sale, di rospi da ingoiare...

Fatta di buio e di luce immensa, fatta di ferro e di pasta frolla...

Sono nata donna con la consapevolezza di ciò che sono... fatta di grigio e di colore e porto dentro inferno e santità...

Sono nata donna... fatta per ricevere e per donare, fatta per dividere il suo essere con altri esseri... fatta per mandare pezzi del suo corpo in giro per il mondo nell'unico amore incontaminato che possa esistere... un figlio...

Sono nata donna consapevole di essere guerriera dal primo battito del mio cuore, dal primo urlo del mio corpo...

Sono nata donna...  porto con orgoglio le cicatrici che la vita mi ha lasciato, ma non dimentico com'è fatto un sorriso... madre pagliaccio se serve, furente quando tolgo le briglie, capace di trasformazione...

Questo sono, questo voglio essere...

Sono nata DONNA e ne vado fiera!
Mary C.