mercoledì 30 luglio 2014

Morelle DeKeigh


Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, esisteva un'edicola dei giornali dalle parti del centro città, davanti alla quale passava molta gente. Eravamo sul finire degli anni ottanta, e nelle edicole esistevano cose come giornali e videocassette pornografiche, manufatti oggi pressochè estinti e soppiantati da freddi equivalenti elettronici. Un giorno per puro caso ci passai davanti.

Allo scopo di attrarre gli ignari passanti (vabbè, alla fin fine poi mica tanto ignari), gli astuti edicolanti esponevano questi articoli in punti prestabiliti e in determinate ore del giorno e della notte, in modo da non scioccare i benpensanti;  i frontespizi di queste riviste erano infatti rutilanti promesse di piaceri sessuali inarrivabili, di inavvicinabili, peccaminosi paradisi esotici. Toccava accontentarsi di un surrogato in carta patinata.

Quel pomeriggio di fine anni '80 il mio sguardo di ignara passante venne catturato da una rivista di cui non ricordo il titolo, ma che sviscerava senza ombra di dubbio tutte le geometrie possibili dell'amore transessuale. A riprova, un volto sorridente occhieggiava dalla copertina, un viso palesemente ambiguo eppure raggiante e felice, di una gioia così vera e sincera da essere quasi commovente.

Forse proprio per via di quella sincerità quel viso mi rimase impresso, indelebile negli anni a seguire: una chiostra di denti bianchissimi e abbaglianti, delimitata da labbra rosso fuoco; un velo di ombretto lilla sulle palpebre, e la floridezza della salute e della gioventù sulle guance. L'avete vista nella foto qui sopra, trovata su internet dopo alcune ricerche.

All'epoca poco si conosceva della reale identità di queste creature che sembravano vivere solo nelle fotografie di quelle pagine; le storie che accompagnavano quei servizi fotografici camuffavano nomi, luoghi, epoche in maniera grossolana e porcelleccia, e così l'ambigua creatura di Ipanema poteva diventare, nella successiva edizione, una improbabile girl next door (non del tutto girl a dire il vero) dell'hinterland de noantri oppure una casalinga "con sorpresa" per l'idraulico di turno. Poteva chiamarsi di volta in volta Susanna, Carolina o magari Chantal, non era importante; quello che contava veramente era far sognare i lettori (OK forse il verbo "sognare" non è quello giusto, ma suvvia non siate volgari).

Oggi, grazie a internet, non è più così. Di certe celebrità si conosce vita, morte e miracoli. E così ho scoperto in un sito di old glories trans che quella creatura così - apparentemente - piena di vita e di gioia si chiamava Morelle DeKeigh (certamente un nome d'arte, però stavolta un vero nome d'arte), che oltre a lavorare per l'industria del porno si prostituiva, come accadeva e continua ad accadere anche oggi a tante trans. Morelle è nata in Colombia nel 1969, ha vissuto a New York, ed morta di AIDS nel 1994. Una biografia abbastanza scarna; nemmeno due righe per contenere una intera vita, buttata via.

Ma quella era la preistoria del porno, effimera e poco documentata. Oggi si può trovare molto di più, ad esempio su Camilla De Castro, morta suicida nel 2005 (c'è chi dice per depressione, chi perché aveva scoperto di essere sieropositiva). O su Satiny Miranda, morta di meningite (causata indovinate un po' da cosa? Certo, dall'HIV). O su tante altre, finite ugualmente male per mano propria o altrui.

Ad ogni modo, si potrebbe dire che niente sfugge oggi all'immenso potere della memoria di internet. Ma per fortuna ci sono delle persone che sfidano questo (stra)potere, con la forza della loro ignoranza. Gente che si limita a guardare solo le figure, e piuttosto di leggere anche due righe si farebbe ammazzare, con questo vanificando ogni tentativo si dossieraggio in stile Stasi di internet.

Ed ecco che alcuni di questi eroi, in una pagina di commemorazione di Camilla, commentano così: "hmm, come ti scoperei!" Già. Vorrei proprio vedere.