tag:blogger.com,1999:blog-53248929111564366042024-02-07T09:12:36.400-08:00Quella nella foto non sono mai io...Unknownnoreply@blogger.comBlogger113125truetag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-41218418650599184272021-10-31T14:02:00.000-07:002021-10-31T14:02:31.665-07:00Ti chiedo scusa<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilFsFVfgGQn3tJrdYCXEZYsiBhOviE14oyQ5H4Lr9HiaT1pkRzR86GZLpYswJYh-IdRN6pDaSuc3LksDEFnsn3aD__bEb-WSfHWv2YsLOu40fsMP06ZEeHKtW1_-n6bWTewprcmNUSzjM/s621/Immagine+2021-05-24+224826.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="621" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilFsFVfgGQn3tJrdYCXEZYsiBhOviE14oyQ5H4Lr9HiaT1pkRzR86GZLpYswJYh-IdRN6pDaSuc3LksDEFnsn3aD__bEb-WSfHWv2YsLOu40fsMP06ZEeHKtW1_-n6bWTewprcmNUSzjM/s320/Immagine+2021-05-24+224826.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div></div></div><div><br /></div>E’ successo alcuni anni fa. Un po' tanti anni fa.<br />
<br />
Ti ho incrociata in un grande centro commerciale, al banco degli affettati. Tu avevi un numeretto più basso del mio, e una fortissima somiglianza con Mariangela Melato; capello biondo corto, altezza invidiabile, voce leggermente roca e dall’accento molto <i>lumbard</i>, proprio come in <i>Travolti da un insolito destino</i>… <br />
<br />
E spalle larghe, forse un po’ troppo, che tradivano il tuo essere transessuale. La salumaia, una ragazzotta stupida, ovviamente mangiò la foglia e ti servì con palese ironia e disprezzo. La cosa ti ferì in maniera evidente, e fece restare male pure me. Dopo che te ne andasti, la salumaia ebbe per te parole molto volgari, davanti alle sue colleghe e agli altri clienti sghignazzanti. E io, parafrasando Vecchioni, gli avrei preso la testa e le avrei fatto mangiare il banco. E invece no, la cattiveria umana, gratuita, allora come oggi ha il potere di congelarmi in uno stupore paralizzante. <br />
<br />
Ti ho incrociata poco dopo, per caso, nella corsia del cibo per cani; parlavi tra te e te a voce un po’ più alta del normale per cercare di darti un tono e sentirti meno a disagio. Provai una pena immensa ma, ancora, non riuscii a profferire parola. In fondo in fondo temevo di farti sentire ancora più a disagio.<br />
<br />Se potessi tornare indietro, con la testa che ho oggi, ti fermerei con una parola gentile e magari ti offrirei un caffè, assicurandoti che non hai motivo nel sentirti a disagio, che ci vuole un coraggio da leoni per poter andare in giro come fai, a testa alta, esattamente così come ti senti; in faccia a perbenisti, ottusi e ignoranti.<div><br /></div><div>La salumaia è rimasta ancora salumaia, la rivedo ancora ogni tanto. Niente da dire contro il mestiere eh, semmai contro la persona: una grandissima stronza che non ha mai saputo, in vita sua, cosa volesse dire imboccare una strada terribile come la tua, subire il disprezzo della famiglia, forse le botte di un padre o di un fratello, il rifiuto degli amici, magari anche il marciapiede.<br />
<br />
Ma andare avanti comunque, per essere fedele a te stessa, nonostante tutto e tutti. Mi pento di non avertelo detto, e per questo ti chiedo scusa.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-15136840734993619332019-09-02T14:28:00.003-07:002019-09-02T14:30:52.387-07:00<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<br />
<h2 style="text-align: center;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-large;">Sign of the times</span></h2>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: center;">
</div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<div style="text-align: center;">
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=8EdxM72EZ94" target="_blank"><img height="311" src="https://static.raru.co.za/cover/2016/11/24/5292776-l.jpg?v=1479969717" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1987 Prince pubblica un doppio album (in nero e pesca, i suoi colori preferiti) che
fa epoca, "Sign ☮ the Times". Il singolo d’esordio, che ha lo stesso titolo dell’LP, inizia con queste parole:<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“<i>In France a skinny man died of a big disease with a little
name / by chance his girlfriend came across a needle and soon she did the same</i>.”</span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tradotto in italiano, suona all’incirca così:</span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">“In Francia un tizio magro è
morto di un piccolo nome per un grande male / per caso la sua ragazza si è punta con un ago e presto ha fatto l'uguale.”<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’AIDS, segno di quei tempi (gli anni ’80); molti artisti e
uomini di spettacolo ebbero a che farci, si ammalarono, ne morirono; tanti decisero di
schierarsi, di combatterlo diffondendo il verbo della prevenzione con canzoni,
opere d’arte, dichiarazioni, campagne pubblicitarie.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Segno dei tempi, 2019. F., una giovane donna di nemmeno quarant’anni, muore ad inizio agosto di un tumore estremamente aggressivo, che in tre mesi
se la porta via. Causa scatenante, l’HPV o papilloma virus. Esistono oltre 130
tipi di HPV, ma due di essi – il tipo 16 e il tipo 18 – sono responsabili oltre
il 70% di tutti i casi di tumore del collo dell’utero.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In Italia, questo tumore colpisce 3.500 donne all’anno, e ne
uccide 1.000. Una di loro è F., nemmeno quarant’anni, ancora tanta vita da
vivere davanti a sé. Al funerale sua madre, distrutta dal dolore, abbracciandomi
ha singhiozzato: “vaccinate le vostre bambine, vaccinate le vostre bambine.”<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il vaccino contro i tipi 16 e 18 esiste da circa 13 anni; va
fatto prima che il “soggetto” possa essere esposto al virus, cioè prima che
inizi l’attività sessuale. Purtroppo quando F. era giovane e in età da vaccino, il vaccino ancora
non esisteva.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma oggi c’è. C’è, ed è efficace nel contrastare ben nove
tipi di HPV, tra cui il 6 e l’11, responsabili di oltre il 90% dei condilomi
ano-genitali.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Flashback numero 1, lo scorso giugno. Al supermarket
incontro la mamma di A., 11 anni, compagno di classe di mia figlia. “Come stai?”
le domando. “Bene,” mi risponde, “anche se oggi abbiamo vissuto un’avventura…” “Cos’è
sucesso?” “Ho portato A. a vaccinare contro il papilloma virus, e dopo aver
fatto l’iniezione è svenuto…” “Ma anche i maschi si vaccinano contro il
papilloma?” “Certo, così quando saranno adulti non infetteranno le loro
compagne.” Una lungimiranza, un'intelligenza e un altruismo rari. <i>Chapeau</i>.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Flashback numero 2, lo scoro anno. Un collega d’ufficio,
noto per le sue posizioni apertamente antivacciniste: “Beh, alle mie figlie ho
fatto fare le vaccinazioni principali, mica tutte perché sono troppe. Fanno
male.” “Scusa, quali sono le vaccinazioni che non hanno fatto?” “Beh,” e ti
guarda con l’aria sorniona di chi crede di saperla lunga, più lunga di te, “ad
esempio quelle per il papilloma, che non servono.”<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Flashback numero 3, due anni fa. Agente immobiliare, donna e
madre, nota per le sue posizioni violentemente antivacciniste: “Ma lei lo sa
quanto ci guadagna la Glaxo con i vaccini??” mi aggredisce. “Ci hanno costruito
persino un nuovo stabilimento!”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Segno dei tempi, 2019. Mai come ora le colpe dei padri ricadranno
sui figli. Prince è morto, gli antivaccinisti vivono, le loro figlie si vedrà.
Mille ogni anno.</span></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-63226202309041563692019-06-07T14:43:00.004-07:002019-06-07T14:43:48.126-07:00<h2 style="text-align: center;">
Roald e Olivia Dahl</h2>
<br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, persona seduta, scarpe e bambino" height="320" src="https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/61969075_1615709971892310_2271567864521555968_n.jpg?_nc_cat=104&_nc_ht=scontent-mxp1-1.xx&oh=a53d574349711578b8c2756791cb0500&oe=5D52A653" width="180" /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;">“Olivia, la mia figlia maggiore, si prese il morbillo quando aveva sette anni. Ricordo che, mentre la malattia faceva il suo normale corso, spesso leggevo per lei accanto al letto e non provavo alcuna particolare preoccupazione. Un mattino, quando lei era decisamente in via di guarigione, mi sedetti sul suo letto e le mostrai come creare degli animaletti usando dei nettapipe colorati; quando fu il suo turno di realizzarne uno mi accorsi che le sue dita e il suo cervello non cooperavano e che lei non riusciva a fare niente.</span><span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #1c1e21; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;"><br /><br />"Ti senti bene?" le domandai.<br /><br />"Mi sento un po' assonnata," disse lei.<br /><br />Perse conoscenza nel giro di un'ora. Dopo dodici ore morì.<br /><br />Il morbillo si era trasformato in una cosa terribile chiamata encefalite morbillosa, e non c'era nulla che i dottori potessero fare per salvarla. Era il 1962, ventiquattro anni fa; ma anche oggi, se un bambino col morbillo sviluppa la stessa reazione mortale avuta da Olivia, continua a non esserci niente che i medici possano fare per salvarlo. Tuttavia i genitori di oggi possono fare qualcosa per impedire che questa tragedia accada a qualcuno dei propri figli. Possono farli vaccinare contro il morbillo. Io non potei farlo con Olivia nel 1962 perché a quei tempi non era ancora stato scoperto un vaccino affidabile.<br /><br />(…)</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #1c1e21; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #1c1e21; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;">Ho dedicato a Olivia due dei miei libri. Il primo è stato "James e la pesca gigante". A quel tempo lei era ancora viva. Il secondo è stato "Il GGG", e lo dedicai alla sua memoria dopo che lei morì di morbillo. Potete leggere il suo nome all'inizio di questi due libri. So quanto lei sarebbe felice se potesse sapere che la sua morte ha contribuito risparmiato agli altri bambini un bel po' di sofferenze e di morte</span><span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;">.”</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #1c1e21; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
Roald Dahl, 1986</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-90560569923857197202018-04-09T14:03:00.001-07:002018-04-10T00:28:34.423-07:00Cari analfabeti funzionali...<div class="MsoNormal">
<i>Non ho un grandissimo rapporto con la penna o la tastiera. Forse dal blog non sembra, oppure sì. Soppeso ogni riga, quasi ogni parola, limo, ritaglio, correggo. E poi ci ritorno sopra ancora e ancora. Forse è questo che mi sta togliendo il piacere di scrivere. Ma stasera voglio provare a fare un esperimento, a scrivere di getto, senza rileggere (OK tanto so che questo non ci riesco a farlo, ma prometto che rileggerò pochissimo), proprio come un vero analfabeta funzionale. Voi che leggete, per favore provate a passarci sopra e a concentrarvi più sul contenuto che sul contenitore, a badare più alla sostanza che alla forma.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;">Cari analfabeti funzionali...</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<a href="http://www.yadvashem.org/righteous/stories/schroeder.html" target="_blank"><img alt="Gustav Schroeder" height="320" src="https://www.yadvashem.org/sites/default/files/01_176.jpg" title="" width="212" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Pare che uno degli argomenti del giorno da voi preferiti sia quello dell’immigrazione. Un po’ per via della costante emergenza che l’immigrazione rappresenta per il nostro Paese, un po’ per come la questione è stata recentemente cavalcata, in campagna elettorale, da un po’ tutte le forze politiche – e in maniera abbastanza indegna di un paese civile.<br />
<br />
Dai vari interventi ho ricavato la seguente impressione: la tendenza italiana del momento è che gli immigrati siano persone – anzi no, non persone, ma praticamente delle bestie – responsabili di quasi tutti i mali della nostra Patria adorata, e che alla minima contrarietà andrebbero rimessi sui gommoni (magari bucati, come ho visto scrivere a qualcuno) a calci nei denti, e rispediti al loro paese. Ah, tutto questo ovviamente per mostrare loro come funzionano le radici cristiane dell’Italia e dell’Europa. Ma se Gesucristo tornasse oggi, vi sputerebbe in faccia. Forse è per questo che in tanti desiderate che sia LVI a ritornare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ad ogni modo, chi la pensa diversamente da quanto sopra è un buonista del cazzo, una zecca (piddina o comunista, è uguale) e dovrebbe prendersi, oltre ad un po' di legnate, anche qualche immigrato a casa propria, così capisce veramente eccetera eccetera. Senza appello.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Facciamo un esperimento (attenzione, è richiesta una minima conoscenza della lingua inglese). Andate su google e digitate due parole: “gas attack”. Guardate qualche filmato delle prime due o tre pagine dei risultati. Sono video di attacchi effettuati con gas nervini sulla popolazione civile siriana. Non si sa bene chi sia stato, forse Assad, forse qualcun altro, ma si parla di una settantina, un centinaio di morti.<br />
<br />
Guardate donne e bambini stesi a terra, ammucchiati alla rinfusa dentro i rifugi, le bocche e gli occhi incrostati del muco che li ha soffocati. Guardate quella donna caduta a terra con il figlio in braccio, mentre un altro figlio sui cinque o sei anni, la zazzeretta nera di capelli, è riuscito a fare ancora un paio di passi a piedi scalzi prima di cadere faccia a terra sul cemento polveroso per poi non rialzarsi più.<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Una posa che mi ha ricordato, orribilmente, quella di Aylan, il bambino siriano morto affogato su una spiaggia della Turchia nel 2015. Due volti della stessa tragedia. Provate a pensare, voi, proprio voi che state leggendo, di passare una notte sotto i bombardamenti, con la paura di morire bruciati, schiacciati, o soffocati dal gas in un qualunque momento. Voi o i vostri figli, se ne avete. Voi che basta un mal di denti, una febbriciattola per farvi passare una nottataccia d’inferno, e la mattina dopo andare in giro come zombie. Provatelo una volta sul serio l’inferno, quello vero. Vivete almeno una volta la stessa paura che i vostri nonni molto probabilmente hanno provato durante l’ultima guerra.<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Già, perché poco più di settant’anni fa queste cose succedevano proprio qui da noi, nella civilissima (?) Italia. Purtroppo sembra che all’Italia e, assieme a lei, a tanti paesi d’Europa e del mondo, la memoria storica stia cominciando a fare cilecca; c’è aria di nostalgia di certi loschi figuri che sono stati responsabili e/o complici di milioni di assassinii. Sembra proprio che una lezione, imparata a caro prezzo – versando il sangue di milioni di persone – sia stata già dimenticata, o forse mai imparata.<br />
<br />
Questo, per lo meno, se devo dar credito ad una notizia di pochi giorni fa: l’Italia, come dicono certi studi, è la patria degli analfabeti funzionali, dei beoti facilmente impressionabili e manipolabili, di quelli che blaterano senza pensare sull'onda di un'indignazione tanto intensa e feroce quanto mal riposta e momentanea.<br />
<br />
Io spero invece che in realtà si tratti di altro: di un fenomeno ben conosciuto per cui un imbecille che strilla si sente di più di cento saggi che stanno in silenzio. Però adesso occorre che quei cento saggi la piantino di stare zitti e comincino a farsi sentire, perché altrimenti qui va tutto a puttane.<o:p></o:p></div>
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Scusate, ho divagato un attimo. Torniamo al nostro esperimento. Allora, abbiamo visto queste immagini; molto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">graphic</i>, molto crude, che fanno sanguinare gli occhi e fremere la coscienza, se ancora ne avete una. Persino Trump si è indignato, ed è tutto dire. Adesso provate a rispondere: di fronte a gente che scappa da un orrore del genere, di fronte a un padre o una madre che cerca di portar via i propri figli da una guerra così, dove puoi morire a cinque anni vomitando i polmoni fuori dal corpo, ce l'avete il coraggio di scendere in strada a metter su barricate, a sbarrargli il passo come hanno fatto in vari paesi qui da noi, di urlargli contro “fuori dal mio paese!” agitando bastoni davanti alle loro facce, per paura di dover condividere le vostre cazzo di quattro carabattole di merda?<o:p></o:p></div>
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Facciamo un altro esperimento, stavolta ve lo faccio facile, niente inglese. Provate a leggere la storia della nave <i>St. Louis</i>. Un racconto molto scorrevole e interessante lo ha scritto Julian Barnes in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2</i>. Ma se siete analfabeti funzionali, difficilmente nel corso degli ultimi dodici mesi avete letto qualcosa (se non, forse la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gazzetta</i>) e non avete la minima voglia di mettervi a farlo proprio ora. Vi aiuto io, ma in maniera molto sintetica.<o:p></o:p></div>
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Il transatlantico <i>St. Louis</i> era una nave della compagnia tedesca Hamburg-America. Nel 1939 imbarcò 930 rifugiati ebrei che scappavano dalla Germania, e compì quello che oggi viene ricordato come il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Viaggio dei Maledetti</i>. Il comandante della nave era una brava persona – per questo voglio ricordarne il nome, Gustav Schröder – e cercò di trattare i suoi passeggeri in maniera umana e dignitosa, nonostante le mille difficoltà che avrebbe incontrato e il fatto che milioni di suoi compatrioti la pensassero in maniera molto diversa dalla sua, e volessero appenderli per il collo.<br />
<br />
Gustav Schröder lo potete vedere in foto, su in cima alla pagina; lo so, sembra difficile credere che fosse un antinazista, forse per via dei baffetti alla Adolf, ma lo era, era un <i>essere umano</i> nel vero senso della parola, e oggi è anche un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">giusto delle nazioni</i>.<o:p></o:p></div>
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La <i>St. Louis</i> era inizialmente diretta a Cuba, dove sembrava che gli ebrei in fuga potessero essere accolti, ma non fu così; il paese sbarrò le frontiere (grazie ad un cavillo i fuggitivi vennero designati come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">turisti</i>, e quindi respinti) e la nave rimase all’ancora sotto il sole dei tropici per giorni e giorni, inutilmente; alla fine solo in 29 riuscirono a sbarcare.<o:p></o:p></div>
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Il piroscafo si diresse allora verso un’altra nazione civilissima, gli Stati Uniti d’America, <i>land of the free</i>, ma anche lì fu rimbalzata; caso strano, si scoprì che l'America era razzista e xenofoba. Anche il Canada si oppose ad accogliere gli ebrei fuggitivi, e lo stesso fecero, a ruota, Repubblica Dominicana, Venezuela, Ecuador, Cile, Colombia, Paraguay, Argentina. Nessuno volle accogliere quel carico umano in fuga.<o:p></o:p></div>
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Venne invertita la rotta in direzione dell’Inghilterra; l'idea era quella di appiccare il fuoco alla nave in vista delle coste inglesi per costringere i <i>Britons</i> a salvare i passeggeri ed accoglierli, ma America e Inghilterra si misero d’accordo diversamente. La <i>St. Louis</i> fu fatta arrivare ad Anversa, nel Belgio, a poche centinaia di chilometri di distanza da dove la nave era originariamente partita pochi mesi prima, ma dopo un viaggio di oltre diciottomila chilometri attraverso un oceano di indifferenza ed ipocrisia.<o:p></o:p></div>
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I suoi passeggeri furono sbarcati e smistati: poco meno di trecento finirono in Gran Bretagna, gli altri furono divisi tra Belgio, Francia e Olanda dove, almeno per un po’, si credette che fossero al sicuro. Ma con l’invasione, nel 1940, di questi tre paesi da parte della Germania, e con i rastrellamenti, le deportazioni, i campi di concentramento e sterminio che seguirono, nessuno può dire oggi con certezza quale fu il destino dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">maledetti</i>. Volete provare ad immaginare?<o:p></o:p></div>
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Ora, domanda da un milione di dollari (e fine dell’esperimento): se praticamente tutto il mondo civile del 1939 respinse degli ebrei che stavano fuggendo dalla minaccia concreta dei pogrom e dello sterminio, volete forse voi oggi, nel 2018, accogliere gente che scappa da una semplice guerra?</div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Che poi io lo so, voi siete quelli che a guardare <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Schindler's List</i> vi è scesa pure la lacrimuccia, e se ve lo facessi rivedere in questo esatto momento sareste pure pronti ad accogliere a braccia aperte gli ebrei della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">St. Louis</i> (vabbé, magari non tutti e 930), perché voi italiani in fondo siete brava gente. Voi italiani del 2018, perché quelli del 1939 mica tanto, anzi forse (anche) loro avrebbero ricacciato in mare quei rifugiati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E comunque no, voi italiani del 2018 non siete brava gente, state facendo vedere di essere fatti esattamente della stessa pasta di quelli che facevano arrivare i treni in orario, e che “però hanno fatto anche delle cose buone”. Io potrò anche essere una buonista del cazzo, ma voi siete <i>complici di assassini</i>, quelli di allora e quelli di oggi.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-869302511930965082017-09-05T14:18:00.001-07:002017-09-06T02:45:59.112-07:00La Post-Verità<div style="text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyrvSwq5l3b3c_SyXMlLKcVGt2DZAIiDqgeyNZvyndgyxYO0dQBJZpdu3McLbvQjXQCBHKcaiYvjSWOjdSGYd3NAszzk0KdiqI4_3J_Ziizbl9zdWC_bXwtV-xrkRCPJfHJFhZd4o3tco/s1600/truth.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="562" data-original-width="1000" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyrvSwq5l3b3c_SyXMlLKcVGt2DZAIiDqgeyNZvyndgyxYO0dQBJZpdu3McLbvQjXQCBHKcaiYvjSWOjdSGYd3NAszzk0KdiqI4_3J_Ziizbl9zdWC_bXwtV-xrkRCPJfHJFhZd4o3tco/s320/truth.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
La post-verità sembra essere diventata uno degli argomenti del giorno. Per comodità, riporto la definizione che ne da la wikipedia:<br />
<br />
"Il termine post-verità, derivante dall'inglese <i>post-truth</i>, indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la verità viene considerata una questione di secondaria importanza.<br />
<br />
Nella post verità la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi effettiva sulla veridicità o meno dei fatti reali. In una discussione caratterizzata da "post-verità", i fatti oggettivi, chiaramente accertati, sono meno influenti nel formare l'opinione pubblica rispetto ad appelli a emozioni e convinzioni personali."<br />
<br />
Esistono diverse post-verità, gli esempi ci vengono messi davanti agli occhi quotidianamente (anche da parte di chi, come i giornalisti, dovrebbe invece <i>verificare</i>), poi sta a noi decidere se credere ciecamente oppure usare un po' di senso critico e di intelligenza.<br />
<br />
Ma la post-verità è un'invenzione recente? Mi sa tanto di no. E' vero, i social oggigiorno ne amplificano l'effetto a dismisura, ingrandendo il bacino di babbei disposti ad abboccare istantaneamente alle bufale; ma dobbiamo tenere presente le distanze e le difficoltà di comunicazione che esistevano in passato.<br />
<br />
Quando le notizie viaggiavano sulle navi a vela, a dorso di cavallo o (con buona pace di certi politicastri nostrani) di cammello, era difficile dimostrare la falsità di certi argomenti, persino di certi documenti. Ed era di fatto impossibile diffondere una smentita capillare, e in tempo utile. Col risultato che certe credenze (l'equivalente delle nostre leggende metropolitane, o anche vere e proprie notizie inventate ad arte) si radicavano profondamente nel tessuto della società, ed era poi quasi impossibile demolirle.<br />
<br />
Mi vengono in mente la Donazione di Costantino e il Protocollo dei Savi di Sion; più che delle post-verità questi sono dei falsi a tutti gli effetti, eppure c'è gente che ci crede ancora oggi. Ancora oggi ci sono persone - e tante - che, spinte dal <i>sentimento</i> razzista e antisemita, sono disposte tranquillamente a dire che, anche se non è vero, è talmente verosimile da essere comunque veritiero. E senza tirare in ballo il piano Kalergi, i rettiliani e i terrapiattisti.<br />
<br />
In tempi più recenti ho dovuto sostenere - in maniera abbastanza ridicola, lo devo ammettere - il fatto che quello che si mangia il Pinocchio del libro di Collodi è un pescecane e non una balena, come tutti invece sembrano ricordare (complice forse un certo <i>inquinamento biblico</i>); inutilmente. Pinocchio è stato inghiottito da una balena, punto e basta; <i>era anche disegnato nel mio libro delle elementari</i>.<br />
<br />
Di recente ho dedicato alla mia <i>special one </i>uno scritto, lo potete leggere qui di seguito:<br />
<br />
"Non si può amare solo con la voglia di amare.<br />
Con il voler amare.<br />
Con il voler restare.<br />
Con il crederci.<br />
Con io lo amo.<br />
Perché poi non basta.<br />
Non regge.<br />
L’amore non basta per amare.<br />
Bisogna che ci sia la storia, per amare.<br />
La vita, per amare.<br />
Non bastano le parole, per amare.<br />
Neanche quelle giuste, bastano.<br />
Neanche le parole d’amore bastano per amare.<br />
Dobbiamo fare una passeggiata.<br />
Dobbiamo cenare insieme.<br />
Leggere un giornale.<br />
Andare a fare la spesa.<br />
Fare una cosa insieme.<br />
Che sia nostra.<br />
Che siamo noi.<br />
Io e te.<br />
Non basta fare sesso per fare l’amore.<br />
Anzi.<br />
Ci vogliono i baci.<br />
Ci vuole anche solo stare con la fronte appoggiata alla fronte.<br />
Per amare ci vuole una storia. Da vivere. Vissuta.<br />
Ci vuole tempo.<br />
Non puoi non esserci mai.<br />
Per amare ci vuole una storia. Da fare e raccontarsi.<br />
Non puoi non aver voglia di parlare.<br />
Non puoi parlare sempre.<br />
Una storia da fare insieme.<br />
Non puoi trovare tutto pronto.<br />
Arrivare quando tutto è fatto.<br />
Io amo solo chi fa la giornata con me.<br />
Chi fa la vita con me.<br />
Chi fa la spesa con me.<br />
Chi fa una passeggiata con me.<br />
Chi fa tempo con me.<br />
Chi fa storia con me.<br />
Non amo se no.<br />
Amo solo chi sa stare tutto con me.<br />
Chi parla con me.<br />
Chi torna da me.<br />
Chi chiama per non dire niente.<br />
Chi mi bacia la testa, tra i capelli, passandomi vicino.<br />
Chi mi porta i capelli indietro.<br />
Io non le voglio le romanticherie.<br />
Voglio le cose che sono nella mia giornata.<br />
Voglio che sono con te.<br />
Fatte con te.<br />
Raccontate a te.<br />
E poi ti racconto le cose solo mie.<br />
Che faccio io.<br />
Entro e esco dalla tua vita.<br />
E tu dalla mia.<br />
Come l’ago che cuce .<br />
Come l’ago che per unire, entra e esce."<br />
<br />
Merita spendere due righe a riguardo. Ho letto questa poesia per la prima volta sulla bacheca di un'amica, attribuita nientemeno che a Frida Kahlo. Però, andando a cercar bene (sempre verificare le fonti!) ho scoperto che in realtà è di un bravo scrittore italiano, Mauro Leonardi, presa dal suo libro <i>Il Diario di Paci</i>.<br />
<br />
E' successo che una pagina facebook dedicata alla poetessa messicana, che ha ancora parecchio seguito tra i romanticoni, l'ha pubblicata senza citarne l'autore. La poesia è stata poi condivisa a raffica presumendo che l'autrice fosse lei e ciao, ecco fatto il patatrac. OK, forse nemmeno questa è una post-verità, ma sto aspettando di leggere qualcuno che dica: <i>E allora? Per me avrebbe potuto benissimo scriverla lei</i>.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-5757199293434002392017-04-10T12:33:00.002-07:002017-04-11T08:46:55.644-07:00Like a rolling stone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQlwkXvEnJCObp-LEZdAZ1rkPbcOC2wyX-UCalHQ0ERbpOlhiiH96RbsbVrP88CMrsR4epRzKxkaPZslmZkMMVXn7WdG7cejsBcfJrXRRsHTFw59iqi2tUkVpZpJ6N9TYlJzMlPI4m3NI/s1600/20170410_202839.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQlwkXvEnJCObp-LEZdAZ1rkPbcOC2wyX-UCalHQ0ERbpOlhiiH96RbsbVrP88CMrsR4epRzKxkaPZslmZkMMVXn7WdG7cejsBcfJrXRRsHTFw59iqi2tUkVpZpJ6N9TYlJzMlPI4m3NI/s320/20170410_202839.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
I sassi parlano. So che starete pensando "non ci fate caso, è pazza", ma
è vero, ve lo giuro, parlano; però lo fanno a modo loro.<br />
<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando state al mare provate, come faccio io a volte, a
camminare sulla riva facendo vagolare lo sguardo qua e là sui sassi
accarezzati dalla battigia. Raccoglietene uno, non importa quale; non importa
la grandezza, la forma, il colore, ognuno ha una storia da raccontare. Fatevi ispirare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Diciamo che avete raccolto un piccolo sassetto tondeggiante,
striato, come quello che ho preso io un giorno, lo vedete in fotografia.<o:p></o:p><br />
<br />
Proviamo a immaginare. Le sue linee chiare e sottili potrebbero raccontare il depositarsi lungo il tempo, moltissimo tempo, di bianche sabbie
coralline, che non sono altro che gusci sbriciolati di piccoli animaletti vissuti
milioni di anni fa; bestioline che per secoli e secoli hanno mangiato, respirato, amato ed
estratto calcio e silicio dall’acqua marina per costruirsi una casa nella quale
fare le suddette cose.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Le striature brune o rossicce narrano di rocce e argille consumate
dalla pioggia dei secoli su pianure lontane – in un tempo in cui la cosa più simile ad un essere umano era grande grossomodo come un gatto e saltellava
ancora da un ramo all’altro – e trascinate al mare da fiumi millenari che oggi non
esistono più e che si sono sempre guardati dal possedere un nome.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quelle più scure, che a tratti mandano impercettibili
bagliori metallici, sono forse il prodotto di titaniche eruzioni di vulcani
sottomarini alti chilometri, ancora oggi mai visti da occhio umano; ma se
osiamo forzare la mano al caso e alla fantasia, possono diventare persino i
resti polverosi di quell'asteroide che 66 milioni di anni fa con una carambola cosmica spazzò via tutti i dinosauri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il mare, con le sue grandi braccia, per migliaia d’anni ha poi compresso tutti questi strati, impastandoli, spezzetandoli in tanti frammenti; li ha cullati, sfregandoli gli uni contro gli altri e addosso a qualsiasi altra cosa sotto
mano, asportando millimetro dopo millimetro tutte le asperità e trasformandone
uno in quel piccolo gioiello levigato e arrotondato che tieni in mano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Tutto questo in un solo, piccolo sasso di pochi centimetri
cubi che esisteva molto prima di te e probabilmente continuerà a farlo anche dopo. Lo tieni in mano solo pochi secondi nei quali il senso di mistero che conserva forse ti sussurrerà qualcosa di indistinto, ma poi incurante lo restituirai alla sua vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
Se un sasso così piccolo è capace di dire così tanto a chi
lo sa ascoltare, prova a pensare quello che può raccontare un essere
infinitamente più complesso e incantevole come una persona, se solo tu la sapessi avvicinare ed osservare con occhio sincero e disincantato. E invece anche di persone
incantevoli se ne buttano via tante.<o:p></o:p><br />
<br />
Dedicata.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-49747518152657997792017-03-17T15:39:00.001-07:002017-03-17T15:43:57.217-07:00Terziario arretrato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGdyphG_1u77zdmfI2PGaF2kmt5bdZptCojSlhcNxGHkdgMJdxHtZWtVXYQdbuDuLEHu1CP7A5humWkvzwuXl3iN0u83Q7zKCa5dJds0oxZPYTJiKpVrfolryK_KRCi30NRTnWAhH1N50/s1600/evil.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGdyphG_1u77zdmfI2PGaF2kmt5bdZptCojSlhcNxGHkdgMJdxHtZWtVXYQdbuDuLEHu1CP7A5humWkvzwuXl3iN0u83Q7zKCa5dJds0oxZPYTJiKpVrfolryK_KRCi30NRTnWAhH1N50/s320/evil.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
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Stamattina nell'ufficio di un collega ho visto una cosa, un oggetto che credo si chiami "manifesto motivazionale" o qualcosa del genere. Fa parte di una serie di poster 70x100 scritti in grande e con anche i disegnini, che contengono princìpi guida e massime relative ai vari settori dell'attività aziendale.</div>
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Ve lo devo dire, è una specie di americanata. Vonnegut li prendeva in giro già negli anni settanta, ma la mia ditta li distribuisce ancora oggi a chi ha partecipato a dei corsi di formazione, e qualcuno dei dipendenti più giovani e sprovveduti ha anche il coraggio di appenderli in ufficio.</div>
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Nella maggior parte dei casi invece il destino di questi supporti cartacei - per produrre i quali sono state sterminate intere foreste - è quello di rimanere in eterno oblio sopra qualche armadio o cassettiera, a raccogliere la polvere dei secoli; nessuno infatti ha il coraggio di buttar via un'emanazione tipografica del diabolico ufficio personale. Non si sa mai.</div>
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Secondo qualche direttiva interna segreta di quello stesso ufficio, la sottoscritta - per sua fortuna, bisognerebbe aggiungere - deve aver probabilmente superato l'età massima per essere ammessa ad uno qualsiasi di questi corsi, ed è quindi diventata parte di quella <i>in-formabile </i>combriccola attualmente situata proprio ai margini della gerontoburocrazia. Io la considero una sorta di elite intellettuale dissidente, refrattaria ai biechi e falsamente entusiastici dettami aziendali. Si mormora che qualcuno di noi, oltre all'ironia, forse abbia anche una coscienza ben nascosta da qualche parte.</div>
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Il poster specifico che stavo leggendo stamattina, attraverso le regolamentari due dita di polvere, riguardava la <i>contrattazione, </i>la nobile arte alla base di qualsiasi impresa commerciale. Una delle massime riportate recitava, più o meno testualmente: <i>mai dare qualcosa senza una contropartita. Se cediamo qualcosa gratis, la controparte potrebbe essere indotta a credere che sia di poco valore, e la nostra credibilità ne soffrirebbe. Occorre invece dare il giusto valore ad ogni cosa, e pretendere che sia corrisposto.</i></div>
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<i><br /></i></div>
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Ora, in linea generale posso ammettere che un briciolo di verità ci sia, in fondo in fondo, in queste parole, se le applichiamo ad un ambito aziendale/commerciale. Ma per un istante ho provato a commettere l'errore che fanno in tanti, e cioè applicare regole di lavoro alla vita vera, e m'è venuto il vomito.</div>
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<br /></div>
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Perché, effettivamente, alcune persone del genere le ho incontrate; gente che non fa mai niente per niente, che guarda sempre e comunque al proprio tornaconto, che considera le altre persone come delle pure e semplici <i>opportunità</i>. Orribile, secondo il mio modo di vedere. Orribile, ma molto diffuso.</div>
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<br /></div>
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Sarà magari un po' holliwoodiano, da sempliciotti, lo ammetto, ma mi sento di difendere la gratuità di certi gesti e certi modi d'essere. La bellezza di fare qualcosa per una persona che ti sta a cuore, senza aspettarsi nulla in cambio (ma sul serio, non come certe carità pelose che ho visto fare); la sorpresa di quando scopri indirettamente la profondità dell'affetto che ti portano le tue amicizie.</div>
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Tutte cose che nel marketing non valgono una cicca, sappiatelo.</div>
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Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-13494359447931797762017-03-08T03:33:00.000-08:002017-03-08T03:42:26.171-08:008 marzo 2017<i>Si sa che le ricorrenze sono delle brutte bestie: aiutano a riportare l'attenzione sui grandi problemi della vita, è vero, ma il rovescio della medaglia è la mercificazione e un fin troppo rapido oblio, come a dire: anche questa ce la siamo tolta di torno e per un altr'anno siamo a posto.</i><br />
<i><br /></i>
<i>La festa della donna purtroppo non sfugge a questo fenomeno, anche se devo dire che il livello di attenzione sulle questioni collegate al femminile (disuguaglianze, maltrattamenti, femminicidio...) nel corso dell'ultimo anno è rimasto abbastanza alto. Forse non alto come dovrebbe; ma è già un primo passo. L'altroieri ho sentito in tv della popolazione africana dei Masai che, finalmente, ha deciso di abolire la mutilazione genitale femminile, un antico e sanguinario "rituale" tribale che sembrava impossibile da eradicare. Le notizie buone ci sono, per fortuna.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Non ho mai parlato della festa della donna, sebbene la stragrande maggioranza delle mie amicizie sia femminile, fondamentalmente perché è diventata troppo commerciale, svilita, e non volevo essere associata al partito fasullo del "bisogna festeggiare la donna tutto l'anno", che rimette regolarmente tutto nel dimenticatoio il 9 marzo.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Ma stamattina proprio una delle mie amiche più care mi ha mandato un testo, di suo pugno, che sono felice di poter pubblicare qui. Lo considero un grande gesto e un regalo prezioso. Sono parole di pietra, ma sono certa che tutte voi, amiche mie, sicuramente vi riconoscerete in molte di queste, e - seppure indirettamente - ve le dedico.</i><br />
<br />
<span style="background-color: white; font-family: "calibri" , "arial" , "helvetica" , sans-serif , "apple color emoji" , "segoe ui emoji" , "notocoloremoji" , "segoe ui symbol" , "android emoji" , "emojisymbols"; font-size: 16px;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1EghHLm-SgssDtoUVEsk7MMHFNkHXE32i2asMtRs0X7lnw_BGYk1qHOhoN-M5T8dvTHfbzUuCqvX6wGvvZwSgUEEM6wYg2ZNR7cPJh09satDtN5u_SksDRQwHZFyVFonqAcNg6wf6Eh4/s1600/mosaic.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1EghHLm-SgssDtoUVEsk7MMHFNkHXE32i2asMtRs0X7lnw_BGYk1qHOhoN-M5T8dvTHfbzUuCqvX6wGvvZwSgUEEM6wYg2ZNR7cPJh09satDtN5u_SksDRQwHZFyVFonqAcNg6wf6Eh4/s320/mosaic.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
Sono nata donna con tutto ciò che ne consegue... fatta di paure da affrontare, di demoni da combattere, di amori da vivere...<br />
<br />
Fatta di speranze, di batticuore, di lacrime di sale, di rospi da ingoiare...<br />
<br />
Fatta di buio e di luce immensa, fatta di ferro e di pasta frolla...<br />
<br />
Sono nata donna con la consapevolezza di ciò che sono... fatta di grigio e di colore e porto dentro inferno e santità...<br />
<br />
Sono nata donna... fatta per ricevere e per donare, fatta per dividere il suo essere con altri esseri... fatta per mandare pezzi del suo corpo in giro per il mondo nell'unico amore incontaminato che possa esistere... un figlio...<br />
<br />
Sono nata donna consapevole di essere guerriera dal primo battito del mio cuore, dal primo urlo del mio corpo...<br />
<br />
Sono nata donna... porto con orgoglio le cicatrici che la vita mi ha lasciato, ma non dimentico com'è fatto un sorriso... madre pagliaccio se serve, furente quando tolgo le briglie, capace di trasformazione...<br />
<br />
Questo sono, questo voglio essere...<br />
<br />
Sono nata DONNA e ne vado fiera!
<br />
<div style="text-align: right;">
Mary C.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-82358191949073656962017-01-29T09:48:00.001-08:002017-01-29T09:48:08.917-08:00¬2<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQWDFFHN5KIRpBRNiIdD9eq0qrV6rUxxa89pqeLGw8ALf8TGpxChso3YE33AzzcT8bvmJDkp1xKwPStUZ2U-44zicChykbBbCczv1LeY604ad0w6ruhSVzkerhjazvq-7AL6yKFksiPDQ/s1600/seaside.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQWDFFHN5KIRpBRNiIdD9eq0qrV6rUxxa89pqeLGw8ALf8TGpxChso3YE33AzzcT8bvmJDkp1xKwPStUZ2U-44zicChykbBbCczv1LeY604ad0w6ruhSVzkerhjazvq-7AL6yKFksiPDQ/s320/seaside.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="background-color: white; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 6px;">
<i>La nostra cultura e la nostra società sono permeate, ossessionate da dualismi e dicotomie. Luce/ombra, buono/cattivo, bello/brutto, nero/bianco, noi/loro, maschio/femmina; due occhi, due mani, due gambe, due tette. Due è bello, due è rassicurante perché semplifica al massimo pur garantendo un’illusione di libertà. Due permette di vendere, di indottrinare, di plasmare secondo volontà, perché costringe ad una scelta netta, chiara, inequivocabile e assolutamente vincolante. E si<span class="text_exposed_show" style="display: inline;">curamente errata perché taglia fuori tutte le differenze, la ricchezza delle gradazioni.</span></i></div>
<div class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #1d2129; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;">
<div style="margin-bottom: 6px;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 6px;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 6px;">
Mi troverai nelle sfumature, nei semitoni,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Nella coda dell’occhio, sulla punta del naso,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Proprio in mezzo tra una casella e l’altra,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Tra due petali di margherita,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Dove c’è un dubbio, nei “forse”, nei “non lo so”,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Nel luogo dove vanno a finire tutte le questioni irrisolte.</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Cercami nelle canzoni canticchiate a bocca chiusa,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
Quando è ormai sera ma c’è ancora luce,</div>
<div style="margin-bottom: 6px; margin-top: 6px;">
In un posto che non è terra, mare o aria.</div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-42674863458884289652017-01-07T10:40:00.004-08:002017-04-07T23:48:00.706-07:00Under the pale sun<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUlkLOd9dziex90Ue2wBrwXhjD8r0Af1FPL4iaf0DDKgtzRhjt3JNk_ABkTA_ogd-MQb0K-jrbSGH_nI9u7I4hDh4WQuJNKjF42x74yt9dmmFIkAWyLVmUSIecTv8Synn6r6wJ3J4IUcw/s1600/palesun.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUlkLOd9dziex90Ue2wBrwXhjD8r0Af1FPL4iaf0DDKgtzRhjt3JNk_ABkTA_ogd-MQb0K-jrbSGH_nI9u7I4hDh4WQuJNKjF42x74yt9dmmFIkAWyLVmUSIecTv8Synn6r6wJ3J4IUcw/s320/palesun.jpg" width="320" /></a></div>
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Fuori c’erano un sole tiepido e pallido, che annunciava una primavera che non sarebbe arrivata mai, e i rumori della campagna. Dentro faceva caldo ma avevo il gelo nel cuore e nelle ossa, e il silenzio era intervallato dall’ansimare angoscioso del materasso antidecubito.</div>
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Lei era distesa nel letto, pesava una frazione di quello che era stato il suo peso normale, in compenso dimostrava vent’anni in più di quelli che effettivamente aveva. Si addormentava di frequente, stordita dagli oppiacei e dalla malattia; ed io ero lì accanto a lei, quel pomeriggio, cercando di ingoiare le lacrime e di comportarmi “normalmente” perché avevano deciso di non dirle niente. Una pia illusione, dato che lei aveva capito tutto e faceva la finta tonta, io credo per prenderci in giro ancora un'ultima volta.<o:p></o:p></div>
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Fino ad allora avevo sempre avuto paura di dire “ti voglio bene”. Perché nella mia famiglia mostrare un’emozione è sempre stato considerato come un segno di debolezza, e ogni sentimento che scappava fuori era come un topolino gettato in mezzo ad un branco di gatti; e proprio come quello, prima di essere finalmente ucciso e sbranato doveva essere sottoposto a giochi e tormenti crudeli. Ancora oggi, in occasioni e feste comandate, non riesco a baciare o abbracciare mio padre, a malapena ce la faccio con mia madre e i miei fratelli, e sempre sentendomi un po’ goffa e maldestra.<o:p></o:p></div>
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Anche quel pomeriggio il maledetto blocco mi prese; sapevo che sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto viva la mia amica più cara, eppure quelle parole - che pure sentivo mordermi a sangue la lingua - non riuscivano ad uscire. Ad un tratto lei si svegliò, sentendo la mia mano sopra la sua, ossuta, che stava sotto al lenzuolo. Mi guardò e mi disse: “guarda che lo so che mi vuoi bene.”<o:p></o:p></div>
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Da quel giorno non ho più avuto paura di dirlo, anche se un piccolo timore, un leggero <i>frisson</i>, ogni volta mi rimane. Mi si strozza la voce, ma il più delle volte ci riesco lo stesso. Dire “ti voglio bene” non significa necessariamente “vorrei portarti a letto”, “vorrei che fossi mia moglie”, vorrei passare ogni minuto della mia vita con te”, o desiderare che tu mi prenda come amica per la pelle.<o:p></o:p></div>
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Non vuoi bene ad una persona perché è stata male o ha visto l’inferno in terra (e magari nell’inferno ci abita ancora); non è un premio di consolazione o un cerotto, anche se molto spesso ne ha l’effetto (e per fortuna). So <i>cosa non è</i>, ma non chiedetemi di dirvi <i>cosa è</i>. Viene da dentro, lo senti e sai di avercelo; può accadere immediatamente, oppure costruirsi un giorno alla volta, pezzettino dopo pezzettino.</div>
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Spesso, troppo spesso lo tieni dentro, imprigionato, per paura di cosa potrebbe pensare chi sta dall’altra parte. E non dovrebbe essere così. Io non ho più questo timore, stavo per scrivere "per fortuna" ma la realtà è che sono stata vaccinata, e nella maniera peggiore.<o:p></o:p></div>
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Francamente, non mi importa se non siete d’accordo, se credete che io sia strana, o naif, o incauta in questo mio modo d’essere; se pensate o peggio, mi dite o mi fate capire, che dovrei evitare, smettere. Il problema l’avete voi, non io.</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-35649748431240163642017-01-06T15:54:00.001-08:002020-08-25T12:17:16.636-07:00La donna nell'armadio (Dani, rimembri ancora quel tempo della tua vita?)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjULtdIOscjmpBG78mXU4klLYPcAD_zblwFlWCh0cYnuvARxEnDRiiE7cPDow6yFPERyLYk5hGg4KrdYr6JB_nlcieWHD7-NfMiy6Q1HFnfjFx7M-urBVAJw0iDPTnys-8UreeYgjDu3nU/s1600/coming-out-of-the-closet-537x238.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="141" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjULtdIOscjmpBG78mXU4klLYPcAD_zblwFlWCh0cYnuvARxEnDRiiE7cPDow6yFPERyLYk5hGg4KrdYr6JB_nlcieWHD7-NfMiy6Q1HFnfjFx7M-urBVAJw0iDPTnys-8UreeYgjDu3nU/s320/coming-out-of-the-closet-537x238.jpg" width="320" /></a></div>
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C'è una particolare specie di crossdresser che si chiama, utilizzando un termine inglese, <i>closet transvestite</i>, ossia "travestito da armadio" o "nell'armadio".<br />
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Si riferisce a quelle persone che, per motivi diversi, non se la sentono di uscire all'aperto quando sono <i>en femme</i> e restano chiuse tra le quattro mura di un appartamento. Esseri la cui personalità femminile (che a volte è persino più vera di quella maschile) rimane purtroppo confinata in un guardaroba.<br />
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Capiamoci, ci siamo passate tutte - chi più chi meno - attraverso questa fase: finché non si trova abbastanza coraggio e fiducia in sé stesse è praticamente una scelta obbligata. Perché in tutte noi prima o poi nasce il desiderio forte di uscire all'aperto, nel mondo reale, anche solo per un istante. Ma non riusciamo a farlo.<br />
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Il fatto è che possiamo raccontarcela come vogliamo, alla fine siamo semplicemente prigioniere delle nostre paure. Pensiamo solo al peggio di quello che potrebbe succedere, mai al meglio, e restiamo eternamente paralizzate all'interno di quelle solite, maledette quattro pareti. Un vicino di casa potrebbe vederci; potremmo incrociare un collega o un parente; qualcuno potrebbe insultarci per quella certa aria mascolina che purtroppo ci è impossibile nascondere.<br />
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C'è chi si traveste in una camera d'albergo, perché magari a casa non può, ma poi da quella camera non esce mai, ed è come scambiare una prigione come un'altra.<br />
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Ragazze mie, se ve ne parlo è perché ci sono passata. Quando c'ero <i>dentro</i> e mi capitava di leggere il racconto di una sorellina che invece ce l'<i>aveva fatta</i>, reagivo proprio come probabilmente state facendo voi adesso, e cioè provavo un pizzico di invidia, un brivido di eccitazione, una punta di voglia di mettermi in gioco...<br />
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Ma poi le paure e le insicurezze, quelle amiche false e traditrici, accorrevano subito per calmarmi, spegnermi, assopirmi, rimettermi nel posto che pensavo fosse quello più giusto per me. "Tu non sei come lei, non ce la puoi fare... lei è più bella e femminile, tu sembri un rospo... ma dove vuoi andare?" E di nuovo le quattro pareti, e buchi per nascondersi.<br />
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Lo so io e lo sapete anche voi, è dura uscire all'aperto, e chi non è trav/CD può solo immaginare. Non è facile trovare il coraggio. Occorre qualcosa di "forte", qualcosa che vi dia una spinta più potente di tutte le paure che avete. E, ve lo dico, potrebbe non bastare, perché il cuore di coniglio è sempre in agguato, anche all'ultimo momento.<br />
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Sapete cosa serve? Una grande amica. O, meglio ancora, <i>due</i> grandi amiche; più sono e meglio è. Che vi sostengano anche solo con la loro presenza, con il loro entusiasmo, che vi facciano sentire <i>perfettamente normali</i>. Lo so, voi pensate che già trovare <i>una</i> persona così sia impossibile, figuriamoci due. Io vi dico che invece <i>è</i> possibile, basta iniziare a mettere la testa fuori dal guscio. Basta cominciare a smettere di avere paura del mondo, a smettere di avere paura degli altri: in realtà abbiamo paura di noi stesse.<br />
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"Se riteniamo che non sia mai il tempo giusto, maturo, non è sempre per come vediamo gli altri... a volte è perché non lo siamo noi stessi, dentro, e ci rifugiamo dietro alle parole. Gli occhi e le emozioni sono le uniche certezze."<br />
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Queste parole le ha scritte una mia amica (donna bio), ed esprimono perfettamente quello che voglio dirvi. Dimenticatevi per una volta di voi stesse, e osate. Chi era con voi, dopo qualche anno, vi racconterà dello sguardo sorpreso, emozionato e colmo di meraviglia che avevate quel giorno. E voi che pensavate che non si notasse...<br />
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P.S.<br />
Qui inizia un messaggio <i>ad personam</i>. Dani, è anche a te che sto scrivendo queste righe. Eri "sparita", così come avevo fatto anch'io, ma ti ho "ritrovata". Adesso sei sparita un'altra volta, ma quello che non sai è che nel frattempo io sono "rinata". Sembra una cosa difficile, ma non lo è, davvero. Mi hai raccontato delle tue paure, che erano e sono anche le mie; tanto altro l'ho capito da quello che non mi hai detto. Però rispetto la tua decisione e non ti verrò a cercare finché non sentirai che il tempo è <i>quello giusto</i>.<br />
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Ti abbraccio<br />
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SyUnknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-33623893912236038682017-01-03T02:02:00.000-08:002017-01-03T02:06:42.677-08:00A.C.A.B.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY5KBOa2DZmDf-cAAgOMKhOCpyVx2kl5H7WQQp8ya1AQ6Ylyk90v8jd74IIEsJe0t3NIFDpZ9GeGpVgcWBNeBwsqFAHhH38RRXxvs8nPcd6I8kbWUab3mu-F-DVH_g2TDgbFtJT6jZ_cI/s1600/BS.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgY5KBOa2DZmDf-cAAgOMKhOCpyVx2kl5H7WQQp8ya1AQ6Ylyk90v8jd74IIEsJe0t3NIFDpZ9GeGpVgcWBNeBwsqFAHhH38RRXxvs8nPcd6I8kbWUab3mu-F-DVH_g2TDgbFtJT6jZ_cI/s320/BS.JPG" width="245" /></a></div>
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Da qualche altra parte in questo blog devo aver accennato al <i>poliziotto</i> che ognuno di noi "si porta" dentro, ma oggi sono pigra e non ho voglia di andare a cercare.<br />
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Comunque, è quella vocina fastidiosa e insistente che, ogni volta che stiamo per fare o per dire qualcosa di sostanziale, inizia a cicalare: "Ma è il caso? Ma non ti starai rendendo ridicola? Cosa penserà la gente di te? Ma soprattutto cosa penserà <i>lei</i>? E se poi <i>lei</i> ti trova stupida/naif/ingenua/stupida un'altra volta? E se poi sparisce e non si fa più vedere? Non è meglio se stai zitta/ferma/buona? Non è meglio se conservi un po' d'amor proprio?"<br />
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Ecco, so che succede a tanti, e che tanti ubbidiscono al poliziotto <i>inside</i>. Per mia parte, sto cercando di prenderlo a calci in culo.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-20655861042906784052017-01-01T15:15:00.002-08:002017-01-01T15:16:24.757-08:00(senza titolo)Mi rendo conto di non aver mai smesso di cercarti, anche se so che è impossibile ritrovarti.<br />
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Rivedo in altre persone gli stessi tuoi gesti, i tuoi modi di essere che adoravo e che mi rendevano orgogliosa di essere tua amica. So bene che loro non sono te, e non sarebbe giusto nei tuoi confronti, e nei loro, pensare diversamente. C'è tanta sofferenza nel mondo, tu lo sapevi bene. Ma c'è anche tanto amore, e sono sicura che hai saputo anche questo. Non ripaga, ma addolcisce un po' l'amaro.<br />
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Se tu mi potessi vedere, credo (spero) saresti orgogliosa di come sono ora; c'è tanto di te in questo. E forse saresti anche un po' gelosa, anche se senza motivo; ma chi vuol bene lo è sempre. Però ho ancora gli occhi bagnati.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-38982846606377505132016-12-27T06:37:00.002-08:002021-01-18T13:41:00.499-08:00I viaggi nel tempo della Dottoressa Syuzee Q<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf6Bkd5cLZXdO0jS_KtkfQwstk9lOSvMpV8yrw3NpSrsxJ6rAZQsb8WzBHjjmsoI2U5JfEp7ztncg9doji5htfVn5czf61O9HJAdwC_vya1NE0MS8fOIKEJbIlnuxVmxXG0bhcak11S60/s1600/timemachine.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgf6Bkd5cLZXdO0jS_KtkfQwstk9lOSvMpV8yrw3NpSrsxJ6rAZQsb8WzBHjjmsoI2U5JfEp7ztncg9doji5htfVn5czf61O9HJAdwC_vya1NE0MS8fOIKEJbIlnuxVmxXG0bhcak11S60/s320/timemachine.jpg" width="320" /></a></div>
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In fisica sono sempre stata più o meno una capra. E' che proprio non avevo voglia di imparare e tenere a mente le formule e le costanti, nonostante il mio professore di fisica fosse un sant'uomo, nei limiti di quanto può essere santo un ateo, e ce la mettesse tutta per ficcarmi nella zucca la sua materia.<br />
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Ricordo che una volta ci spiegò di come, credo secondo le teorie di Einstein, fosse impossibile il viaggio a ritroso nel tempo. E che se anche fosse stato possibile (ammesso di poter viaggiare più veloce della luce) tutto si sarebbe risolto solo nel poter riacciuffare e rivedere le immagini di quel che è stato, senza alcuna possibilità di interagire; una specie di cinema del tempo che fu, insomma.<br />
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Anni dopo ricordo che lessi una frase, sempre di Einstein (e sempre se la memoria non mi inganna): il tempo può essere "viaggiato" solo in avanti, verso il futuro, e le macchine del tempo in realtà esistono, e siamo... noi. Il nostro corpo è la macchina che trasporta in avanti nel tempo la nostra mente, per il pur breve arco della nostra esistenza.<br />
<br />
Ho sempre trovato suggestiva questa cosa, anche per alcune similitudini che ho notato con la mia "condizione". Se è vero che il mio corpo "normale" fa quello che dice il buon vecchio Albert, è vero anche che il mio corpo "da Syuzee" mi permette un altro tipo di viaggio, che mai avrei immaginato quando l'ho iniziato.<br />
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Un viaggio all'interno di me stessa, nel tentativo impossibile di comprendere come sono fatta dentro, quali sono le vere leve che mi muovono, le pulsioni che ho, i limiti che mi frenano. Se vent'anni fa mi avessero detto che il crossdressing sarebbe stato uno strumento eccezionale per indagare su me stessa, mi sarei messa a ridere; oggi invece mi meraviglia constatare quanto ho scoperto, e quanto probabilmente ho ancora da scoprire.<br />
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Non ci credete? Provate a pensare a tutte le varie maschere pirandelliane che indossate durante il giorno, a quante persone diverse siete di volta in volta con gente della quale non vi fidate, oppure che vi fa sentire a vostro agio; con gli scocciatori, e con gli amici. E comunque ci sarà sempre, <i>sempre</i> una parte di voi che resta lì in agguato, nascosta nell'ombra, inespressa e che non si azzarda ad uscire per nessun motivo al mondo.<br />
<br />
Non sto a spiegarvi io qual è questa parte, e del resto è diversa per ciascuno di noi, ma credo che se ci riflettete sopra un po' riuscite a trovare la vostra. Fatto? Adesso pensate all'aforisma (troppo abusato) di Oscar Wilde, "date ad un uomo una maschera e vi mostrerà il suo vero volto." Un'altra maschera direte voi; cos'ha questa di diverso?<br />
<br />
Ebbene, supponiamo che questa maschera sia l'ultima, quella che sta sotto a tutte le altre; e sotto a questa non ci sia più niente, solo la nuda carne, il vostro nudo essere. Anche qui, non è per forza detto che questa maschera debba essere la stessa per ciascuno di noi; nel mio caso è il viso di una crossdresser, in altri casi invece è quello di uno slave, di una Femdom, di una Mistress, eccetera. Questa è la maschera che vi permette di essere come davvero siete, come nemmeno voi sapete di essere. Si potrebbe addirittura arrivare a dire che sia il vostro vero volto...<br />
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Nel mio caso a volte è così. Si tratta sempre e comunque di uno strato protettivo, ma il mio è molto sottile, sottilissimo, tanto da lasciar trasparire spesso e volentieri quel che c'è sotto senza che me ne accorga. Di recente un'amica che era presente alla mia prima uscita pubblica en femme mi ha raccontato il <i>suo</i> punto di vista su quella serata: mi ha detto che si vedeva benissimo quanto fossi meravigliata della <i>naturalezza</i> della situazione. Io mi sentivo come una bimba in un negozio di caramelle, ma proprio non credevo si notasse così tanto, visto che tutti i giorni mi tocca indossare un volto di cemento.<br />
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Qualcuno mi ha detto anche che ad essere praticamente senza filtri si rischia parecchio in un mondo come quello del BDSM. Ma sarà poi davvero così pericoloso? E' vero che, per alcuni "abitanti" di questo mondo, la maschera di Master, Mistress o slave non è nient'altro che l'ulteriore strato superficiale di una spessa corazza, una bugia messa sopra ad un cumulo di altre menzogne; ne ho conosciuta perfino io di gente così. Il segreto forse sta nel selezionare bene le persone delle quali vogliamo circondarci (per chi può permettersi il lusso di selezionare, ovviamente), e possedere una buona dose di intuito e fortuna.<br />
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Per ora il più delle volte è andata bene. Ma del resto cos'è l'SM senza il rischio? Tanto varrebbe andare a recitare il rosario dalle suore. Quello di poter essere finalmente me stessa è un gioco che vale la candela.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-4955558134820823832016-12-11T13:50:00.000-08:002017-02-27T15:02:48.040-08:00mIRC mon amour<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJyGbBXqhhCRDaBu50_1ZliHyy_-ZCpcUAo4_aaKfnbODWwiCrXqt8Mh3lfA094VdCkxuuMaconfLY1HpBPRB3BDd9468DeLHSR8FmYlkiJefuj0ow9D1cvXy6hyT70BOjsFx2wYlSMlY/s1600/scaricare-con-mirc.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="184" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJyGbBXqhhCRDaBu50_1ZliHyy_-ZCpcUAo4_aaKfnbODWwiCrXqt8Mh3lfA094VdCkxuuMaconfLY1HpBPRB3BDd9468DeLHSR8FmYlkiJefuj0ow9D1cvXy6hyT70BOjsFx2wYlSMlY/s320/scaricare-con-mirc.jpg" width="320" /></a></div>
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L'epoca è la metà degli anni '90, quella pionieristica e sperimentale di internet, per lo meno qui da noi in Italia e, soprattutto, per me. Prima di Google (allora si usava Altavista), prima, molto prima di Facebook e della Wikipedia, che erano ancora nella mente di dio, quando il porno non era ancora il motore della rete (ma lo stava per diventare).<br />
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Ve li ricordate quei tempi? Ci si collegava a internet con la connessione via modem/telefono, ad una velocità assurdamente lenta e pure a consumo; esisteva già l'ADSL ma costava una fucilata e uno che conoscevo se la pagava versando tutto intero il proprio stipendio (a proposito, anche la connessione telefonica si pagava, e mica poco,,,)<br />
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Muoveva proprio allora i primi passi anche un altro tipo di rete, "parallela" al mondo solcato dai browser, chiamata IRC e dedicata esclusivamente alle chat. Per me fu una scoperta epocale: grazie ad un programmino free chiamato mIRC (il logo lo vedete qui sopra, ve lo ricordavate?) ci si poteva collegare a dei server, e da lì accedere a delle specie di canali tematici.<br />
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Funzionava così: alla mattina presto, appena arrivata in ufficio, giro veloce - per i pochi minuti che mancavano all'inizio dell'orario - su #latinoamerica, dove pescavo gli ultimi tiratardi sudamericani per fare un po' di pratica di spagnolo; a mezzogiorno pranzo veloce e poi una mezz'oretta su #milano, che all'epoca contava al massimo una ventina/trentina di utenti e ci si conosceva tutti.<br />
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Era un mondo con le sue regole (la prima netiquette) e il suo linguaggio; 10x per dire grazie, superlativi che finivano in "errimo" (<i>tremenderrimo</i>, <i>pesanterrimo</i>), le emoticons fatte con parentesi e punteggiatura, la chiocciolina prima del nickname che ti dava i superpoteri, tra i quali quello di bannare (altra parola nata lì) dal canale gli utenti indisciplinati o che semplicemente ti stavano sulle scatole... se ci ripenso mi commuovo. Cari <i>digital natives</i>, non avete inventato proprio un cazzo.<br />
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Si organizzavano le pizzate del canale e ci si ritrovava, e finalmente potevi dare un volto a quel soprannome con il quale avevi chattato tante volte; nacquero anche le prime storie d'amore e di corna, e anche i primi <i>fake. </i>Per un soffio mancai una persona che sarebbe diventata importantissima per me tanti anni dopo.<br />
<i><br /></i>
Poi, improvvisamente, il colpo di scena: i primi server e i primi canali dedicati all'SM. Purtroppo ho una memoria pessima e non ne ricordo bene i nomi, mi pare che uno di quelli che frequentavo si chiamasse #BDSM.it. Ricordo ancora qualcuno dei colleghi di chat: DragonLady, Regina, NoxDysphorica, Violetta, Do, Ludmilla, Mastro, Livewire...<br />
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Ora però stavamo già verso la fine degli anni novanta, primi del duemila. Fu allora che conobbi quella che è la mia amica di sempre, Lady Sweetlash. Quante ore passate a scambiarci chiacchiere, punti di vista, riflessioni, a gioire e consolarci, a tenerci compagnia... Da qualche parte devo avere ancora qualche log sopravvissuto, resti fossili di un'età gloriosa... Ogni tanto, ogni due o tre anni, provo a ricollegarmi ma niente, non sembra essere rimasto più niente e provo una struggente nostalgia per quei tempi così allora nuovi, esaltanti e naif. Mi sembra di aggirarmi in mezzo a rovine popolate da spettri.<br />
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Anche qui ci furono le cene di canale, e proprio a questo volevo arrivare. Iniziai ad entrare in contatto con la "scena" BDSM milanese (quella di allora), e non si può dire che l'esperienza sia stata delle migliori. Ricordo certi sguardi da predatore affamato, viscidi cappottini in pelle da SS nostrane, sussurri intimoriti/vogliosi all'indirizzo di alcune Mistress che - ovvove ovvove - facevano uso di strapon, ma soprattutto infantilismi e capricci che nemmeno all'asilo... e io me ne stavo lì in disparte ad osservare, il più delle volte allibita dalla pochezza di quei dominanti da operetta.<br />
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Il culmine, o meglio il fondo, lo raggiunsi durante una serata epica al ristorante indiano di porta Genova, dove la dea della sfiga volle farmi accomodare accanto ad un masterone barbuto veneto. Costui mi attaccò un clamoroso pippone durato tutta la serata; mi rivedo come in quella scena del film <i>Fantozzi</i> del '75, dove il rassegnato ragionier Ugo è a tavola con il compagno Folagra, l'ammorbante e logorroico estremista rosso. Uguale.<br />
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Il motivo del pippone fu presto svelato: la supposta schiava del masterone aveva scelto proprio quella sera per andare a giocare in villa con un altro master danaroso, e lui se ne era venuto rosicando a Milano per affogare la disperazione nell'alcol e nella loquacità patologica. Rovinandomi nel contempo l'esistenza per tre ore buone.<br />
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Tre ore che avrei potuto invece impiegare in maniera più utile e piacevole chiacchierando con l'altra mia vicina di posto, una ragazza torinese di nome Doretta che ricordo come molto gentile e carina. Ma niente, non fu possibile, la presenza veneta era decisamente troppo ingombrante e troppo disperata per lasciarsi ignorare, e io ancora troppo giovane e beneducata.<br />
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Ora, vorrei lanciare un appello personale e un avvertimento. L'appello è questo: caro master veneto, non mi ricordo che cazzo di nome avessi ma mi ricordo molto bene di te e sappi che, nel corso degli anni, ogni volta che ti ho ripensato ti ho maledetto dal profondo del cuore.<br />
<br />
L'avvertimento invece è questo: gentili lettori, se vi dovesse mai capitare di partecipare ad una cena, brunch, aperitivo o anche solo merenda BDSM, state molto attenti a chi vi capita come compagno di tavola.Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-39202523271847968212016-12-09T02:19:00.002-08:002016-12-09T02:20:25.601-08:00Il valore di certe attese<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpdfF5c4-9N4es8WBPRiVKqPkmVTCv7q4N3Xb0yGtBhzTInDe4MD15e789jzbguCC44ar6FH3vtZBkUHV4E2hmOtAOVbtsKw32HdyltGOzgy12SvxTM2of-mhHsxXitjlgarccJCC3o1I/s1600/aladino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="158" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpdfF5c4-9N4es8WBPRiVKqPkmVTCv7q4N3Xb0yGtBhzTInDe4MD15e789jzbguCC44ar6FH3vtZBkUHV4E2hmOtAOVbtsKw32HdyltGOzgy12SvxTM2of-mhHsxXitjlgarccJCC3o1I/s320/aladino.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
C' era una volta un pescatore il quale, un giorno, ritirando le reti, vi trovò impigliato un vaso di rame.<br />
<br />
Lo aprì e, come nelle peggiori barzellette, ecco che ne uscì un genio il quale disse:<br />
<br />
"<i>Io sono uno di quegli spiriti ribelli che si opposero alla volontà di Dio. Tutti gli altri Genii riconobbero il gran Salomone per profeta di Dio, e si sottoposero a lui. Sacar ed io fummo i soli che non volemmo commettere simile bassezza. Per punirmi ei mi chiuse in questo vaso di rame, e per esser certo che io non forzassi la mia prigione, impresse egli stesso sul coperchio di piombo il suo</i><br />
<i>sigillo ov’è inciso il gran nome di Dio. Fatto ciò, diede il vaso ad un Genio coll’ordine di gettarmi in mare.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Durante il primo secolo della mia prigionia giurai che se qualcuno mi liberava, l’avrei fatto ricco anche dopo la sua morte. Nel secondo secolo giurai di aprire tutti i tesori della terra a chiunque mi mettesse in libertà. Nel terzo promisi di far potente monarca il mio liberatore, di stargli sempre vicino, ed accordargli ogni giorno tre desideri qualunque natura si fossero.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Infine, disperato, giurai di uccidere senza pietà chiunque mi liberasse in seguito, non accordandogli altra grazia che la scelta della morte. Ordunque, poiché tu oggi mi hai liberato, scegli come vuoi ch’io ti uccida?</i>" (Se volete sapere come va a finire mi sa che vi tocca leggere Le mille e una notte.)<br />
<br />
Questa storia, che lessi tantissimo tempo fa, mi ritorna in mente di tanto in tanto. Cosa mi vorrà dire? Che forse aspettare è un po' morire? Che aspettare troppo istiga gli istinti omicidi? Ma l'attesa di un bacio non era pur essa stessa eccetera eccetera?<br />
<br />
Ad ogni modo, fate attenzione a quando aprite un vaso. Ma ancora di più, a quando ci chiudete qualcosa dentro.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-59921096581742069212016-12-04T14:17:00.003-08:002016-12-04T14:19:30.629-08:00I limiti sono fatti per essere superati<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6aBF169aYquYzyUzVjenW0g0q_UapH3GT6zuQwZNQVgxzBeyhIaCRiTWqg3Zv1DuO99q-YoDrtdniifm3Fz1BheI5BupL8tZuuWhK97q78rYzxRmrPaRD7Okf1msJXlVMIQ21RkJhuU4/s1600/brainheart.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6aBF169aYquYzyUzVjenW0g0q_UapH3GT6zuQwZNQVgxzBeyhIaCRiTWqg3Zv1DuO99q-YoDrtdniifm3Fz1BheI5BupL8tZuuWhK97q78rYzxRmrPaRD7Okf1msJXlVMIQ21RkJhuU4/s1600/brainheart.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
"I limiti sono fatti per essere superati." Questa stessa frase,
curiosamente, l'ho sentita dire da due persone diverse a distanza di tre anni.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La cosa curiosa è che la prima volta, nel sentirla, ho provato un immediato senso di repulsione e di fastidio, mentre la seconda invece l’ho stranamente sottoscritta e condivisa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Possibile che in tre anni io sia cambiata così tanto da capovolgere completamente questo punto di vista? Non mi pare... e allora come mai
questa reazione così diversa?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In effetti, ripensandoci bene, le due persone che, nel corso
di un’amichevole chiacchierata, hanno in tempi diversi enunciato questa “verità”
non potevano essere più distanti tra loro, e quasi certamente da questo è
dipesa la mia reazione.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Falsa e opportunista la prima, tanto quanto è sincera e premurosa la
seconda.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché quella frase, anche se è una sorta di luogo comune che gira
nell’SM, cambia molto a seconda della bocca che la pronuncia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nel primo caso, la persona in questione sottintendeva il
fatto che a lei, dello slave, fondamentalmente importava il giusto (cioè niente) e che durante
il gioco lei faceva né più e né meno quel che le pareva, come se avesse tra
le mani un pezzo di argilla. Senza alcun riguardo per la persona del poveraccio
di turno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nel secondo caso invece era sottinteso che si può arrivare
ad avere ragione di un bel po' di limiti soggettivi (specialmente quelli che
hanno a che fare con paure e tabù personali) e forse forse anche di qualcuno di
quelli oggettivi (non starò qui a spiegare cosa sono) ma solo a patto di trovarsi insieme alla persona giusta, con la quale
si è stabilito un rapporto di complicità e reciproco rispetto, e due o tre altre cosette ancora.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
In entrambi i casi la frase è stata secca, netta, senz’altri
fronzoli o aggiunte; ma anche le due spiegazioni implicite qui sopra erano altrettanto
nette e palpabili. Un paio di labbra collegate ad un cervello (e a un cuore) piuttosto
che ad un altro: che differenza eh?<br />
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-62312026501105692832016-11-29T13:57:00.001-08:002016-11-29T15:16:55.333-08:00Segnali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjpXKi6Iak0AX1ysnM189huQ7N5DURtaecp3uinfY-0abZX3TJKIGQ_0qPbJWbVtVCncXvzTB4GfAbBh6yAE5wopmOaYsSKnC_wl-gjzwupLf3w4kcm20I_xe0eum4Hwju5knqMxbqRpI/s1600/rail.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="140" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjpXKi6Iak0AX1ysnM189huQ7N5DURtaecp3uinfY-0abZX3TJKIGQ_0qPbJWbVtVCncXvzTB4GfAbBh6yAE5wopmOaYsSKnC_wl-gjzwupLf3w4kcm20I_xe0eum4Hwju5knqMxbqRpI/s320/rail.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
L'ispirazione, si sa, è una brutta bestia, che può venire nelle occasioni più insolite, quando meno te lo aspetti.<br />
<br />
Ieri notte, ad esempio, alle tre e mezzo, mi sono svegliata di colpo ed ho percepito molto chiaramente un pensiero, in quella strana e perfetta lucidità del dormiveglia.<br />
<br />
Il pensiero è questo: <i>anche se i segnali sono contrari, assolutamente, del tutto contrari, a volte occorre andare avanti ugualmente, vivere fino in fondo</i>.<br />
<br />
A qualunque costo, come falena verso la fiamma.<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-59475390748985824202016-11-23T03:30:00.003-08:002016-11-23T03:30:53.286-08:00Quando<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx8Oh8STDLDUezuwf7sXI4dNpya5wUEdfIg52-No1d8zzX7L7MdzCOh6_ugv5kObQ8P6e73_VD__XW6oXI35Sk8cpTWMOzJnlPdcGXcHk8U_N5VxM1Gusfn7zoCh0A_QQqPAqiYVOGWRo/s1600/baccara.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx8Oh8STDLDUezuwf7sXI4dNpya5wUEdfIg52-No1d8zzX7L7MdzCOh6_ugv5kObQ8P6e73_VD__XW6oXI35Sk8cpTWMOzJnlPdcGXcHk8U_N5VxM1Gusfn7zoCh0A_QQqPAqiYVOGWRo/s320/baccara.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Quando</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Il suo tocco non ti farà sentire i brividi lungo la schiena</span><br />
<span style="font-size: large;">Guardarla negli occhi non ti farà abbassare lo sguardo</span><br />
<span style="font-size: large;">Ascoltare la sua voce non ti farà più tremare</span><br />
<span style="font-size: large;">La sua mano tra i tuoi capelli non ti scioglierà il sangue nelle vene</span><br />
<span style="font-size: large;">Il suo sorriso non ti riempirà più il cuore di felicità</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Allora, soltanto allora</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Potrai avere i brividi, abbassare lo sguardo, tremare, sentirti sciogliere</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Veramente</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ed essere felice</span><br />
<br />
<div style="text-align: right;">
Syuzee Q</div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-16871126043642870322016-11-08T13:25:00.002-08:002016-11-08T13:30:52.980-08:00Una semplice pasta al burro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsWk0QMql29AZI8TfkTJNaIKudC7-Cau9jjTzA79I9FVOLDfHpcYVBp3QDuWS_hLkQnHr0QeyTNCyblabefxhy6kC70uSiz2XHkNtwMxGjK-Jc5SmmvofWTzseb4ASy-JYOVD2mV5dmIc/s1600/20161024_204108.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsWk0QMql29AZI8TfkTJNaIKudC7-Cau9jjTzA79I9FVOLDfHpcYVBp3QDuWS_hLkQnHr0QeyTNCyblabefxhy6kC70uSiz2XHkNtwMxGjK-Jc5SmmvofWTzseb4ASy-JYOVD2mV5dmIc/s320/20161024_204108.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
Una delle prime, basilari forme di cura e di attenzione per
l’altrui persona è il cucinare. E’ direttamente collegata alle radici più antiche della razza umana, all’istinto del cacciatore primitivo che portava a casa la
preda per sostenere la sua tribù. Un cosciotto di pterodattilo, un giorno di
vita in più. Questa è forse una delle forme d’amore più potenti che conosco, autentica magia bianca, che ho cercato
di imparare – con alterne fortune – dalle donne della mia famiglia, gente che
ha patito la fame e che sa quale valore dare al cibo, anche alle bucce.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Conosco persone che sono delle pessime cuoche, svogliate,
pigre; forse amano i loro cari in un altro modo, ma non di certo in questo.
Cucinare è passione, dedizione, impegno, e anche una buona dose di perfezionismo; eppure
le ricette che ho ereditato hanno tutte dosaggi rigorosamente e orgogliosamente
a occhio (<i>un fià de questo</i>, <i>un toco de quelo</i>…), e quindi anche di
istinto. Il trionfo del "q.b.", che mi mandava ai pazzi quand'ero giovane e che invece ho imparato ad amare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma, soprattutto, per me cucinare ha bisogno necessariamente di un <i>destinatario</i>. Io non riesco a cucinare per me stessa e, quando sono
da sola preparo le peggio schifezze confezionate; per essere veramente soddisfatta
ho bisogno di qualcuno che <i>mangi</i>. Una persona alla quale i miei piatti dicano,
silenziosamente: “vieni qua, siediti, lascia che ti coccoli con quello che le
mie mani hanno saputo preparare per te, togliti la fame e appaga lo spirito, e
dimmi – anzi no, mi basta solo che me lo fai capire con lo sguardo – che ti
piace e che sei contenta.”</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Oh intendiamoci, niente <i>nouvelle
cuisine</i> o cose particolarmente elaborate, solo sana e robusta cucina tramandata da una stirpe di muratori e minatori. (Anche se non è proprio vero,
qualche volta cerco di fare cose un po’ strane, come ad esempio gli spaghetti
blu della foto sopra; e sono veramente blu).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nel cucinare, ogni gesto esprime profondo rispetto per chi
mangerà; niente mani sporche, cose cadute per terra, parti di scarto, ingredienti da poco. Eppure, e forse vi suonerà strano, anche preparare una
semplice pasta al burro (niente olio, da noi al nord usa così) può essere un gesto d'amore. Oppure no.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Partiamo dall’inizio: già scegliere il tipo di pasta vien
fatto sulla base dei gusti personali del destinatario, e delle circostanze. Io adoro gli spaghetti,
vivrei solo di quelli; ma a casa mia la pasta al burro di solito si fa quando qualcuno non sta bene ed è in via di guarigione. In questo caso lo spaghetto può essere scomodo
da manovrare; le farfalle tendono a restare crude nel mezzo, i conchiglioni son
troppo grandi e sdrucciolevoli, i fusilli si sfaldano, e compagnia cantante.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Vogliamo parlare poi del salare l’acqua? Solo sale grosso, marino, con dosaggio (anche
qui) rigorosamente istintivo, fatto a mano, retaggio dei secoli bui, di streghe, paioli e pipistrelli… E il grado di cottura? Ci si potrebbero perdere le
ore a discutere, ognuno lo vuole a suo modo… Per come la vedo io gli spaghetti bisognerebbe
che fossero ancora duri, quasi <i>vivi</i>,
e per chi scuoce la pasta ci dovrebbe essere il penale. Ma qui hai davanti un visino pallido e smunto (<i>facia de peri cotti,</i> faccia bianca come le pere cotte), occhi febbricitanti, stomaco in disordine... mezza cottura, via.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Pensi che sia finita? Ti sbagli, è appena cominciata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Solo da come uno mette il burro nel piatto ti posso dire se
è una persona amorevole oppure se è una che ti detesta. Quest’ultima piazzerà una specie di blocco di
marmo congelato al centro del piatto; poi ci rovescerà sopra di malagrazia una
manata di pasta, magari lasciata a raffreddare nel frattempo nel colapasta; le
pennette si sparpaglieranno in giro per il piatto e, tra il piatto freddo e la
pasta sparsa, che presto diventerà gelata, il burro non si scioglierà bene e farà
una specie di pappetta bianchiccia e oleosa la quale, mischiandosi al formaggio
già grattugiato e asciutto di frigo, risulterà particolarmente disgustosa e
indigesta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Io invece sfiletterò il burro in listarelle sottili, in
trucioli leggeri, che quasi si sciolgono sulla lama del coltello; andranno a
posarsi nel piatto come petali di ciliegio in Giappone d’autunno, ognuno nel
punto giusto. Lo farò alcuni minuti prima, di modo che i petali possano ammorbidirsi e,
quando riceveranno le tagliatelle bollenti, sciogliersi in un amoroso abbraccio,
proprio come dev’essere. La pasta sarà ancora ben calda, ammonticchiata in un
armonioso cucuzzolo al centro di un piatto ben pulito, quando riceverà una discreta
e soffice nevicata di parmigiano grattugiato di fresco.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ti proverò la febbre
come faceva mia nonna, con un bacio sulla fronte, e ti dirò che finalmente non
scotti più.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-49128427961537577982016-11-02T16:37:00.002-07:002016-11-23T13:55:51.622-08:00La donna VHS<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0WYHHcjVmWxZcpxyuARxS4OCmD51CuKKjGbZ4Vc1dbd-xMKubhtaLjnppYBzy985ywHUCGnxMlmDMgzLtnPaK2OS66vmiUJwRm6_WQ1C0THcWqceOVR53sBVgvtH6eBGE4YsuC0OK49c/s1600/vhs-tape-1-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0WYHHcjVmWxZcpxyuARxS4OCmD51CuKKjGbZ4Vc1dbd-xMKubhtaLjnppYBzy985ywHUCGnxMlmDMgzLtnPaK2OS66vmiUJwRm6_WQ1C0THcWqceOVR53sBVgvtH6eBGE4YsuC0OK49c/s320/vhs-tape-1-.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nei bei tempi andati esisteva un oggetto che i più giovani - poveri loro - non hanno mai visto e
solo in qualche caso hanno sentito descrivere: si chiamava videoregistratore VHS.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Era un oggettino che, nel suo piccolo, ha rivoluzionato la
vita di tutti i giorni delle persone: per la prima volta si potevano registrare dei film o dei programmi per rivederli in un secondo momento, vedere dei film presi a noleggio (e
lasciamo stare per favore il filone del porno che ci sarebbe da parlare per dei
giorni), eccetera.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Al giorno d’oggi, dove tutto ormai si sta virtualizzando, e a
momenti anche il lettore DVD sta per andare in pensione, quel che ha
rappresentato il VHS per noi “matusa” è difficile da capire, e anche noi ce lo
siamo un po’ dimenticato, ammettiamolo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Chi lo ha vissuto, ricorderà che il videoregistratore si accoppiava alla televisione mediante
la fatidica presa Scart, e questo connubio aveva una particolarità: quando accendevi
il videoregistratore, il segnale attivava una specie di interruttore nella TV
che scollegava qualsiasi altro canale fosse stato scelto in quel momento, e passava
immediatamente al film registrato. Una specie di imperativo categorico
elettronico, totalmente automatico e inevitabile; a meno di non aprire la TV e
tagliare un cavetto, o un diodo, o che so io.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questo fenomeno mi ricorda delle persone (non tante a dire il vero, ma abbastanza) che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita. Tutte invariabilmente di sesso femminile, che funzionavano con me un po' come il videoregistratore
VHS per la TV. Non appena apparivano, avevano il
potere di scollegare del tutto e immediatamente la mia “normale programmazione”,
e arrivare dritte al cuore.</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Impossibile dire cos’è precisamente questo “segnale pirata”
che si impadronisce di me (facendomi fare il più delle volte, in passato, la
figura della beota), è qualcosa di totalmente inevitabile, impossibile da
contrastare e contro la quale non ho difese. C’è un modo di dire inglese,
intraducibile correttamente, che lo descrive: “I can’t help it.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un cavallo di troia, è come avere dentro una specie di
sabotatore della razionalità pronto a colpire a tradimento, a comando (altrui),
e a perdermi. Però, ad essere davvero, davvero oneste, mai come in questi casi
è vero il verso: “e naufragar m’è dolce in questo mare.”<o:p></o:p></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-81125181052059426322016-11-01T13:54:00.004-07:002016-11-23T13:56:06.939-08:00Ordinaria follia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeVMen2JfWzhiUuWgEiMPc_mhbgLqdPwPM9tRYHgc8WaXQ6ZekZedSA5Xi4HQmIniNQRzVmjmiEnQ5s5EEItyPQckZ4yRbQOkH6feSiJyauL5NxjjaxVycNVy_g30QaNlVxF_JHb4EFHc/s1600/insane-003.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeVMen2JfWzhiUuWgEiMPc_mhbgLqdPwPM9tRYHgc8WaXQ6ZekZedSA5Xi4HQmIniNQRzVmjmiEnQ5s5EEItyPQckZ4yRbQOkH6feSiJyauL5NxjjaxVycNVy_g30QaNlVxF_JHb4EFHc/s320/insane-003.jpg" width="203" /></a></div>
<br />
<br />
Momenti di ordinaria follia. A volte mi prendono. Tipo quando scrivo sul blog, o in chat, e parlo/penso assolutamente al femminile. Anche se ho addosso i jeans, la camicia e una barba di tre giorni, quest'ultima una cosa che una donna proprio non dovrebbe avere. Certamente, follia. Ma sono la sola?<br />
<br />
Ognuno di noi ha un personaggio dentro la testa, e questo personaggio non è proprio aderente alla realtà. E' un fatto ormai accertato che ognuno di noi pensa, crede (nella propria testa) di essere migliore di come in realtà è. Anche il peggior figlio di puttana sotto sotto è convinto di essere un buono. Senza arrivare a certi estremi, è un fatto incontrovertibile che tutti noi (quasi tutti, vabbé) siamo molto indulgenti con noi stessi, ci perdoniamo praticamente tutto, abbiamo sempre la scusa pronta e il capro espiatorio bell'e fatto.<br />
<br />
Ci vuole molto coraggio e coerenza per guardarsi allo specchio e riuscire metaforicamente a sputarsi in faccia. Ma, e anche questo è un fatto, coraggio e coerenza sono merci che non sempre si trovano sottomano. Dopotutto siamo solo umani.<br />
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A volte, e sarà successo anche a voi, mi guardo allo specchio e mi chiedo: ma sono davvero io quella? Sono mie quelle mani, quel viso, quei capelli? E' proprio dietro quella fronte che si nasconde il cervello bacato che in questo momento sta partorendo 'sti pensieri da alienata mentale? E il sospetto di vivere in un corpo non mio viene, eccome se viene...<br />
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Chissà, magari il mio vero "io" sta da un'altra parte, e il corpo nel quale abito tutti i giorni è un simulacro (però, porca puttana, potevo anche sceglierlo meglio!) Un po' come la "proiezione residua di sè" citata in Matrix. Ecco, almeno potevo essere figa e bionda e in grado di spaccare tutti col karate. Mi sa invece, sempre per continuare la metafora di Matrix, che sono uno sfigato bianchiccio e molliccio, incastrato in un sarcofago e con un tubo di gomma in ogni buco (sì, anche lì).<br />
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Poi c'è invece come mi vede il mondo. Ah, è quello è proprio tutto un altro capitolo. Mi viene in mente un dialogo che ho avuto con una tizia, una stordita del Veneto che mi aveva cercato ai tempi in cui Messenger non era ancora stato ucciso da Skype. L'ho recuperato e ve lo riporto integralmente:<br />
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Syuzee: come mai mi hai cercata?<br />
Stordita: ero curiosa di te, ma non scrivere al femminile dài.<br />
Syuzee: perché non dovrei, scusa? io scrivo come mi sento...<br />
Stordita: così, non mi piace molto, tutto lì.<br />
Syuzee: sento di doverti dire una cosa riguardo al "parlare al femminile." E faccio conto che il tuo interesse per noi trav sia sincero, e non una cosa tipo "fenomeno da baraccone." Ognuna di noi fa come si sente meglio. Conosco trav che parlano "da maschietti" e altre invece che fanno come me. Una frase come la tua, "non scrivere al femminile, dài" potrebbe urtare la suscettibilità di qualcuno. In fondo siamo tutte persone sensibili, non trovi?<br />
Stordita: sì, ma farlo dal vivo mi potrebbe andare bene, scriverlo così mi fa un po' ridere.<br />
Syuzee: beh, quello è un problema tuo. Devo dedurre che un l'effetto "fenomeno da baraccone" alla fin fine un po' ci sia, e lo trovo triste da parte tua.<br />
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Dieci minuti dopo mi ha postato la foto delle sue tette. I trav spaccano.<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-49983249229766064442016-10-25T14:17:00.000-07:002016-11-01T13:33:53.212-07:00SYSTEM ERROR<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgexBwJp-zgPqAI4LZOr6zARUdLFYiLy336iiwCOEZrSL7BqdpmwPYCSjzJ72eoF0lDuPEHeoHv7_Ww0tVGgftEq5CxkMHsaIAElHw4I9z7FmFXfaQx6wRFeWWNCjLNYW80fG4l9w1_GwY/s1600/hop.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgexBwJp-zgPqAI4LZOr6zARUdLFYiLy336iiwCOEZrSL7BqdpmwPYCSjzJ72eoF0lDuPEHeoHv7_Ww0tVGgftEq5CxkMHsaIAElHw4I9z7FmFXfaQx6wRFeWWNCjLNYW80fG4l9w1_GwY/s320/hop.jpg" width="320" /></a></div>
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Nella prima puntata della serie <i>Westworld</i>, che sto seguendo con moltissimo interesse, si può sentire uno straordinario e inquietante Antony Hopkins recitare (grossomodo) il seguente dialogo:<br />
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"L'evoluzione ha plasmato tutta la vita senziente su questo pianeta, usando un unico mezzo, l'errore. Tu stesso sei il risultato di trilioni di errori."<br />
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Mi sembra un'affermazione molto vera, ma sento che merita una precisazione. Siamo il risultato dei trilioni di errori di chi ci ha preceduto, è vero, ma io ci aggiungerei anche quel milione o due di topiche che prendiamo noi, nel corso della nostra miserabile esistenza.<br />
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Che se poi andassimo alla ricerca dei duplicati scopriremmo che, in realtà, facciamo più o meno sempre gli stessi sbagli; come si dice, perseverare è diabolico. Per me, per lo meno, vale così; ci sono errori dai quali non riesco a scappare, e altri che invece <i>non voglio</i>, semplicemente, evitare.<br />
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Non voglio smettere di provare a fidarmi delle persone, per quante legnate nei denti (metaforiche, eh) possa prendere. Però alla lunga è una cosa stancante, che logora, che sfianca. Ogni volta spero che mi resti almeno un po' di forza per la volta dopo; per il momento qualche briciolino c'è ancora, vedremo quanto dura.<br />
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Certo, tre o quattro volte ho scommesso tanto e ho vinto moltissimo; e una vocina dentro mi dice che forse dovrei ritirarmi con la "vincita", e godermela; ma non ci riesco, non ce la faccio: sono avida, avida di calore umano, una specie di vampiro emotivo. Sono il bene che porto e quello che ricevo che mi tengono viva. <i>Al cor gentile rempaire sempre amore</i>; questo mi piacerebbe che fosse scritto sulla mia lapide. Ma, fatto abbastanza curioso, è proprio questa fame che in qualche caso ha mandato tutto a puttane,<br />
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Lo so che qualche volta, e magari anche più di "qualche", sono stata io lo "sbaglio" di qualcun altro; ma non è che consola, anzi.Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-60184912487327237272016-10-24T12:47:00.003-07:002016-10-24T13:07:55.012-07:00Arcobaleni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLBQVHjjUpvQ54pwwuf-R4SwaKf_GU56MTNE1HNKeVlF5O_DSdOrJhhpCaVff1RrbwUVWE4iGo6HqRj7bQHcIKrBJbqKHinu_45ssJG9K6WtbvKmejK13YJIUdGWyF0_OySTgRbB96hxs/s1600/cherub.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLBQVHjjUpvQ54pwwuf-R4SwaKf_GU56MTNE1HNKeVlF5O_DSdOrJhhpCaVff1RrbwUVWE4iGo6HqRj7bQHcIKrBJbqKHinu_45ssJG9K6WtbvKmejK13YJIUdGWyF0_OySTgRbB96hxs/s320/cherub.JPG" width="320" /></a></div>
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Immagina una cosa già triste di per sé come la tangenziale di Milano. Ma fatti del male, falla ancora più triste aggiungendo le cosiddette "4 F" milanesi: <i>famm, fumm, frecc e fastidi</i> ("fame, fumo, freddo e fastidio"). Mettici anche una pioggerellina fine, maledetta, di quelle trasformano il traffico in marmellata e la macchina in una saponetta. E dire che nemmeno 48 ore prima quella stessa macchina la guidavi <i>en femme</i> con stivali tacco dieci (altro che scarpe da tennis), prode e fiera, infischiandotene pure del rischio di beccare 200 euro di verbale (art. 85 Regio Decreto 18 giugno 1931).</div>
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Passi davanti al bar ma è tardi, il cappuccio e la brioche ti fanno ciaone grande. Parcheggi in ultima fila, praticamente nel comune di fianco. L'ascensore è occupato, e ti spari tre piani di scale. Davanti alla macchinetta del caffè staziona quella manica di bastardi dell'amministrazione, che non ti saluta nemmeno se gli punti contro un mitra carico. Hm-mmm, La giornata sta proseguendo di bene in meglio.</div>
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Ti spari un tè insipido e una ciambellina che sembra di cartapesta, con abbondante colla vinilica. Quell'analfabeta funzionale del tuo capoufficio ti chiama ogni due minuti perché non riesce a far funzionare il CercaVert, o perché non sa allegare un file ad una email (nel 2016). Nel mentre ti ammorba col resoconto della partita di domenica dell'Inter, e a te già non te ne frega un'amata del calcio, figuriamoci dell'Inter.<br />
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La natura fa il suo corso, e a tempo debito il tè vuole tornare nel mare. Ma la turca è rotta, perde acqua da sotto e ha già allagato mezzo bagno. In quella entra l'amministratore delegato (ripeto: l'<i>amministratore delegato</i>) e chiede <i>a te</i> perché non hanno ancora installato il wc nuovo. Ti guardi in giro di sottecchi per vedere se per caso sei su <i>candid camera</i>, poi fuggi.</div>
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Poi ti telefonano che c'è un errore nel catalogo elettronico. Poi che manca il materiale a magazzino, ma non da oggi, no; da marzo. E te lo dicono solo ora. C'è un cliente è incazzato perché gli hanno respinto un reso e vuole compiere un sacrificio umano. Vuoi prendere l'appuntamento per il tagliando della macchina di cui sopra, che sei già mille chilometri oltre il limite e il milleesei è un motore delicato, ma il sito della Citroen non funziona.</div>
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Arriva sera, il ritorno è la fotocopia dell'andata, che te lo scrivo a fare. Arrivi a casa ma esci subito per correre alla scuola di teatro. Le altre madri, fuori in attesa come te, sono l'apoteosi dello snobismo e della banalità; ti getteresti loro addosso con una bottiglia di napalm per mano. Ah, c'è ancora da preparare la cena.</div>
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Ma.</div>
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Ma, per tutto il tempo, per tutto il fottutissimo tempo, è come se uno stormo di cherubini, in volo a bordo di una mandria di unicorni che sparano arcobaleni dal didietro, cantasse a tutto spiano canzoni dei Madness sotto un cielo estivo caldo, luminoso, sereno,</div>
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Ecco come.</div>
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(Sì, lo so, ma provateci voi a trovare l'immagine di un cherubino a bordo di un unicorno che spara arcobaleni. Se ci riuscite vi do dieci euro.)</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5324892911156436604.post-73665683289999832802015-07-10T15:09:00.001-07:002015-07-10T15:11:12.582-07:00Erbaccia<h2 style="text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg995_hKNgda75PXj4YSe2Y2E08s-Y5WooxeQiHX5Je4-Jm_Byn1bxNj0yPcLcsyPAGNzjuIxv78hHuxGUcuRl6_L3bBAWgfZHe7o8eQVvL7TV4PqAo-jop6P7g9wwXn5ITgiRFALqg94/s1600/20140330_121250.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg995_hKNgda75PXj4YSe2Y2E08s-Y5WooxeQiHX5Je4-Jm_Byn1bxNj0yPcLcsyPAGNzjuIxv78hHuxGUcuRl6_L3bBAWgfZHe7o8eQVvL7TV4PqAo-jop6P7g9wwXn5ITgiRFALqg94/s320/20140330_121250.jpg" width="320" /></a></h2>
<span style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Arial, Verdana, Geneva, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Arial, Verdana, Geneva, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Arial, Verdana, Geneva, Helvetica, sans-serif;">Tutte le mattine, quando apro la finestra, una piccola macchia di margherite mi saluta dal giardino. E questo nonostante i miei (quasi) regolari passaggi del tosaerba.</span><br />
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Intendiamoci: non è che a me piaccia tosare le margherite (anzi, mi dispiace proprio) ma è che sono cresciute in un punto inaspettato, dove proprio non posso fare a meno di passare, e quindi le devo tagliare.</div>
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Tanto quelle ricrescono, più forti e ostinate di prima. Come le erbacce. Ne ho un vasto assortimento (soffioni, pabio, foglia larga, e molto altro ancora) e quelle sì che mi piace tagliarle.</div>
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Mi danno fastidio quando cammino a piedi nudi sul prato e poi, diciamocelo, a differenza delle margherite le erbacce sono antiestetiche. Ma tanto ricrescono inesorabilmente, e anzi si moltiplicano, nonostante gli sforzi del tosaerba. Più forti e ostinate delle margherite.</div>
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<div style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Arial, Verdana, Geneva, Helvetica, sans-serif;">
Ieri mattina, gettando il mio solito sguardo sul pratino, mi è venuto da pensare che anche nella vita ci sono persone come tosaerba, a cui piace dare giudizi per tagliarti le gambe, e che sono contente solo quando hanno la perfetta sensazione di esserci riuscite, di averti fatto del male.</div>
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<div style="background-color: white; font-family: 'Courier New', Arial, Verdana, Geneva, Helvetica, sans-serif;">
E ho pensato anche: se la vita diventa un tosaerba, tu fatti erbaccia.</div>
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(7 maggio 2010)</div>
Unknownnoreply@blogger.com0