sabato 30 luglio 2011

Candy Darling


La memoria può giocare scherzi ben strani. Anche a me che mi sono sempre vantata di averne una di ferro. Negli anni '90 sono andata a vedere una mostra fotografica, e tra tutte quelle che ho potuto vedere l'unica foto che mi è rimasta in testa fino ad oggi è quella che vedete qui sopra.

O meglio, credevo mi fosse rimasta in testa. Io ricordavo una foto con quattro personaggi nudi, molto più vicini tra loro, di cui uno era quasi certamente Lou Reed. E invece ho dovuto arrendermi all'evidenza: non risulta che esista una foto del genere, e l'unica in cui appare Candy Darling nuda è proprio questa, senza alcuna traccia di Lou Reed. Mi sa che sto invecchiando.

Ai più il nome di Candy Darling risulterà sconosciuto. Era nata nel 1944 (anche se alcuni dicono nel 1946, ma del resto con le signore l'età è sempre un optional) con la definizione anagrafica - decisamente errata - di James Lawrence Slattery; figlio di genitori separati, la leggenda vuole che trascorresse l'infanzia davanti alla televisione, guardando vecchi film di Hollywood e cercando di impersonare le vamp che vi recitavano.

Un bel giorno un vicino raccontò alla madre che Jimmy era stato visto in un gay bar locale, vestito da donna. Ovviamente la donna chiese spiegazioni, e Jimmy le rispose: "mamma, siediti un attimo e aspetta." La mamma si sedette, e Jimmy andò in un'altra stanza, tornando dopo pochi minuti in full drag e lasciando la mamma a bocca aperta. Che però in fondo in fondo un po' se l'aspettava: "sapevo di non poter fermare Jimmy. Candy era semplicemente troppo bella e piena di talento," disse in seguito.

Era il 1963, e Jimmy fece tre cose: iniziò a frequentare assiduamente i gay bar, cominciò a farsi iniettare ormoni femminili e si diede il nome d'arte di Hope Slattery. Che poi cambiò in Hope Dahl, Candy Dahl, Candy Cane e infine Candy Darling, come in un gioco enigmistico. LA svolta per Candy venne nel 1967, quando conobbe Andy Warhol, e ne divenne la musa. Qui però mi fermo, perché non voglio diventare troppo agiografica, e del resto se ci tieni a sapere di più basta fare qualche ricerca in internet.

Quello che mi è sempre piaciuto di questa fotografia è la sua innaturale naturalezza. Immagina di guardarla ingigantita, così come è successo a me, e di non poter cogliere immediatamente, a colpo d'occhio, tutta l'immagine ma di poterla vedere soalmente risalendola con lo sguardo, come uno scanner.

Parti dal basso, e vedi quattro paia di piedi nudi, risali risali e vedi stinchi, ginocchia, cosce, pubi (e con un frisson cominci a capire che si tratta di qualcosa di pepato perché ci sono anche peni, peli e tutto), risali ancora e vedi quattro ventri, quattro toraci e oh!  I capezzoli del primo soggetto sono coperti da una chioma bruna, corposa e fluente, troppo per essere maschile. E inizi a inquietarti un attimo. Vai ancora più su e la sensazione trova conferma: un perfetto viso femminile, vagamente alla Greta Garbo.

Gli altri tre a questo punto li ignori completamente, e ti concentri sulla nostra eroina. E' proprio così: mezzo uomo e mezza donna, come una specie di collage fotografico, come uno di quegli animali mitologici dell'antica grecia metà una cosa e metà qualcos'altro. Eppure con un'intrinseca armonia, come se si trattasse dell'essere più naturale dell'universo. E senza un briciolo di vergogna.

Candy Darling morì il 21 marzo 1974, di leucemia. Prima di morire lasciò questa nota agli amici:

A chi possa interessare
nel momento in cui leggerete queste righe io sarò già andata. Sofrtunatamente, in punto di morte non nutro alcun desiderio per la vita. Nonostante tutti i miei amici e la mia carriera in ascesa mi sento troppo vuota per continuare questa esistenza irreale. Tutto mi annoia così tanto. Si potrebbe dire mi annoia a morte. Potrebbe suonare ridicolo, ma è vero. Ho già predisposto per il mio funerale, c'è una lista degli invitati ed è già tutto pagato. Desidero salutare Jackie Curtis, penso che tu sia favolosa. Holly, Sam Green - un vero amico e una nobile persona, Ron Link - non ti dimenticherò mai, Andy Warhol - cosa potrei dire, Paul Morrissey, Lennie - lo sai che ti ho voluto bene, Andy - anche a te, Jeremiah - non prendertela troppo male, ricordati che stronza che ero, Geraldine - immagino che te la sia aspettata. Richard Turley & Richard Golub - so che avrei potuto diventare una star, ma ho deciso che non lo volevo. Manuel, sto molto meglio ora. Terry ti voglio bene. Susan mi dispiace, lo sai che non poteva durare, io l'ho sempre saputo. Spero di potervi incontrare tutti di nuovo.
Arrivederci per ora
Vi voglio bene per sempre
Candy Darling
Ciao Tinkerbell!


"Ho sempre creduto che uomini socialmente inaccettabili fossero gli amanti migliori perché sono più sensibili." Candy Darling

martedì 26 luglio 2011

Il piastrellista di Biella


Sarà stato il 1996 o 1997. Eravamo a Bologna, in fiera, a realizzare lo stand dell'azienda per cui lavoravo allora. Il mio compito era quello di supervisionare una mezza dozzina di piastrellisti, tutti di Biella, facendo attenzione che rispettassero i disegni, le quote, i colori. Una vera noia. Fu in quell'occasione che iniziai a pensare che i piastrellisti di Biella sono l'anello di congiunzione mancante tra l'uomo e la bestia.

Non me ne vogliano i biellesi, o i piastrellisti, ma l'esperienza non fu delle più felici. Intanto, i "miei" soggetti fumavano, bevevano e bestemmiavano come turchi già dalla mattina presto, e poi andavano avanti tutto il giorno. Ma questo può darsi che lo facciano in tanti. Il problema arrivava la sera.

La sera, per tutta la nostra permanenza a Bologna (una settimana circa), scattava l'immancabile puttantour. E siccome la mia era l'unica macchina disponibile (oltretutto della ditta), ogni volta mi toccava fare da chauffeur agli infoiati piemontesi. Per strada, davanti alle signorine, schiamazzi, risate grasse e volgarità varie si sprecavano, con me che non sapevo dove voltarmi per la vergogna.

Una sera uno di quei brillantoni salta su con la proposta: "andiamo a trans!" Neanche a dirlo, mozione approvata a larga maggioranza. Uno di loro conosceva anche la zona dove trovarli: proprio dietro la fiera, in una traversa di via Stalingrado. Alé, come un sol uomo.

Era fine settembre, un settembre anomalo e già molto freddo, e quelle povere criste (così come le loro colleghe bio) dovevano girare seminude, avvolte in grandi cappottoni che erano costrette di frequente a spalancare per lasciar vedere la "mercanzia". E sopportare gli sguardi fintamente schifati e veramente arrapati dei potenziali clienti, inclusi i miei piastrellisti.

E giù ancora risate, commenti volgari e gran manate sulle spalle, come in un film con Alvaro Vitali, forse per mascherare la segreta e inconfessabile voglia di ognuno. E forse anche per cercare, nell'approvazione del branco, una rassicurazione sulla propria virilità temporaneamente turbata da quei corpi così familiari eppure così alieni .

Il più giovane e carino dei miei piastrellisti, con pessima scelta dei tempi, aveva deciso di telefonare proprio in quel momento alla morosa, ignara e a casa, e dovette inventarsi frettolosamente una spiegazione quando, nel vedere la generosa dotazione inguinale di una trans bolognese, era esploso in in uno spontaneo e atroce bestemmione, immediatamente captato dal telefonino e trasportato senza pietà attraverso l'etere alle tenere orecchie della fidanzatina nelle prealpi piemontesi.

A serata conclusa lo avvicinai, perché mi sembrava meno grezzo degli altri e mi interessava conoscere il punto di vista sincero, al di fuori delle dinamiche del branco, di un'anima semplice sull'argomento. Lo confesso, nonostante il fatto che tutti gli indizi sembrassero contrari, speravo di intravvedere un barlume di umanità. Speranza delusa. "Per me i trans sono gente ricca, che lo fa per divertirsi." Auguri. Non riuscii a controbattere, non ne avevo la forza, mi sentivo le gambe tagliate.

Dopotutto, se contro gli stupidi anche gli dei sono impotenti, figuriamoci una crossdresser.


Una nota sull'immagine: quella è la frase che si poteva leggere, in quei giorni, nei bagni della fiera.

martedì 19 luglio 2011

E=SyuZeE²


Ho trovato la formula. O almeno credo. Mi sono sempre chiesta fino a quando potrò andare avanti così. Non mi ci vedo all'ospizio, a nascondere parrucche e vestiti dentro l'armadio. Quindi bisogna che prima o poi smetta, pur a malincuore. Ecco, continuerò ad "essere" Syuzee finchè la mia età sarà inferiore alla misura delle scarpe. Mi sembra un buon compromesso, e mi lascia ancora qualche annetto.

Oh, dimenticavo: contrariamente al titolo del blog, quelli in foto sono i miei "piedini"...

sabato 16 luglio 2011

Crossdressers nello spazio


Sono qui, sdraiata sul letto, immobile. Perfettamente immobile. Ma sono sicura di questa cosa? Sono veramente ferma? Ricordo, a scuola, un filmato di fisica che spiegava cosa sono i sistemi di riferimento: sei fermo o ti muovi rispetto a che cosa. Nel senso che tu puoi anche essere immobile, ma se sei seduto in un autobus ecco che sei fermo per te stesso e gli altri passeggeri, ma viaggi a 50 all'ora per tutti gli altri.

Sembra una stupidata, una cosa ovvia, non è vero? E allora facciamo due conti veloci. Tutti noi siamo a bordo di questo enorme autobus che è la Terra. In questo momento, proprio in questo esatto momento nel quale stai leggendo questo blog, la terra sta ruotando intorno al proprio asse, e pure noi che ci siamo sopra come tanti pidocchietti.

Se ci trovassimo all'equatore staremmo viaggiando alla bellezza di 1.668 Km/h. Ma visto che qui in Italia siamo grossomodo intorno al 45° parallelo, viaggiamo un po' più piano (e ti pareva? sempre pigri noi italiani, adesso abbiamo anche una giustificazione cosmica; e comunque gli eschimesi sono praticamente fermi, tiè) dicevo, noi italiani viaggiamo un po' più piano, a circa 1.420 Km/h. Ogni secondo, grazie alla rotazione terrestre, percorriamo 400 metri scarsi - stando fermi. Mica male eh?

Ma non è finita. La Terra ruota attorno al sole, grossomodo a 30 chilometri al secondo; il sole a sua volta ruota attorno al centro della galassia (tirandosi dietro noi e tutti gli altri pianeti) a 220 chilometri al secondo; e, per finire, la nostra galassia sta andando incontro a quella di Andromeda a 140 Km/s, chilometro più chilometro meno. Tranquilli, lo scontro con Andromeda è previsto più tardi in serata, tra 2,5 miliardi di anni.

E' chiaro che, con tutto questo ruotare, non andiamo mai in una direzione precisa. Viaggiamo un po' a casaccio, come dei veri ubriaconi del cosmo; ogni secondo ci spostiamo diciamo a destra di 400 metri, mentre andiamo contemporaneamente a sinistra di 30 chilometri, in su di 220 e in giù di 140. E le direzioni cambiano ogni momento; il secondo successivo andiamo magari di sguincio, indietro, a saltelli e con un dito nel naso, sempre contemporaneamente. Un bel casino.

Ma, mi chiedo, ci sarà mai prima o poi un cazzo di secondo in cui - per una straordinaria congiunzione astrale - tutte quante queste forze si metteranno d'accordo per andare da una parte sola? Mi va bene una direzione qualunque, non ho preferenze (vabbè, forse non a destra), mi basta un unico lurido secondo.

Ma in quel lurido, unico secondo tutte le velocità si sommeranno e io viaggerò a quasi 400 fantastici chilometri al secondo, quasi un milione e mezzo di chilometri all'ora. E allora sarò la crossdresser più veloce dell'universo.

giovedì 14 luglio 2011

Five Facts About Transvestites


Qualche tempo fa ho letto un post divertente E intelligente in un blog "normale", tenuto da un normalissimo padre di famiglia inglese (Dan) che per una volta ha ospitato nel suo spazio virtuale l'intervento di una crossdresser (nom de plume Becky EnVérité, la vedete in foto), dimostrando notevole coraggio e lungimiranza.

Generalmente questo tipo di "contaminazioni", nel mondo virtuale come in quello reale, vengono fatte per sfruttare quel senso di pruderie che i trav/trans suscitano nei "normali" (specialmente di sesso maschile) e non sono mai prive di un secondo fine, anche se pur remotissimo ed inconfessato. Non sembra questo il caso del nostro Dan, che pare proprio un puro di cuore.

Che bello sarebbe un mondo dove i CD non fossero considerati degli scherzi di natura o dei fenomeni da baraccone, e potessero circolare liberamente tra le genti senza suscitare schifo, ilarità o (non richiesta) lascivia. Anche in internet. E va bene, sono pronta: se qualche blogger normale mi vuole, son qua. Astenersi politici, prelati e provoloni. E fumatori.

Ad ogni modo, il post di cui sto parlando è vecchiotto (aprile 2008) e il blog di Becky, che viene citato, è ormai off-line. Sembra che le inziative virtuali di noi crossdresser siano afflitte da qualche male oscuro e abbiano vita breve, speriamo bene per il mio blog. Comunque, blog a parte, Becky EnVérité sembra essere ancora viva e attiva, se la cercate su google trovate diversa roba (sempre in inglese però).

La parte del suo post che ho trovato più simpatica si intitola "Five Facts About Transvestites", Cinque fatti sui travestiti; quella dei facts è una tradizione anglosassone che va un po' capita (qualcuno di voi magari conosce i Chuck Norris facts). La vostra Syuzee come al solito ha tradotto per voi questa cosa e la riporta qui sotto. L'ho dovuta adattare un po' (troppo) all'italiano, ammetto che a leggerla in lingua originale è molto più divertente, specie se conoscete un pizzico di cultura British (se volete leggerlo, lo trovate qui).

Cinque fatti sui travestiti
  1. I travestiti sono uomini che trovano piacere nell'indossare abiti del sesso opposto e/o nell'ostentare femminilità.
  2. I trav sono persone divertenti e fiche da conoscere.
  3. Pensa a tutti gli uomini che conosci: uno di loro è un travestito. No, non quello lì, quello è solo un po' effeminato. Quell'altro, quello che non lo avresti mai detto. Sì, lui!
  4. Tra i travestiti più famosi ci sono Vladimir Luxuria, attrice, personaggio televisivo, politica e attivista, e RuPaul, cantante, attrice e personaggio televisivo. Leo Gullotta, famoso per aver impersonato molti personaggi televisivi femminili, NON è un travestito.
  5. Con tutti i travestiti del mondo si potrebbero riempire due stadi di San Siro, oppure l'equivalente di 1.000 autobus a due piani (tipo quelli di Londra) che viaggiassero tra la luna e la terra per 10 anni.

Cinque pregiudizi sui travestiti

  1. I travestiti non sono gay. Beh, la maggior parte. Nella comunità trav c'è probabilmente una percentuale di gay e bisessuali più alta che nella comunità non-trav. In generale, se un travestito dice di non essere gay, credetegli… se vi dice che nessun trav è gay non credetegli, lo fa per mascherare un senso di inferiorità.
  2. I travestiti non sono menzionati nella Bibbia. A parte per qualche passo che parla di uomini che non devono indossare abiti femminili, ma di solito tendiamo ad ignorarlo perché si trova nello stesso capitolo che obbliga a non indossare capi in misto cotone/sintetico e a mettere le prostitute al rogo.
  3. I tavestiti non hanno superpoteri del genere "eroi dei fumetti". Una volta mi era sembrato di poter controllare lo spazio-tempo ma alla fine ho scoperto di aver solo bevuto troppo caffé.
  4. Non tutti i travestiti vogliono diventare donne. Alcuni lo fanno, ma si definiscono "transessuali". Il casino della definizione travestito/transessuale nasce dal fatto che alcuni transessuali iniziano il percorso come travestiti. E' come un bruco che cerchi di indossare un paio di ali "di prova" per assicurarsi che funzionino, prima che accada l'inevitabile. Un sacco di travestiti non sono per niente bruchi, a loro piace semplicemente indossare le ali.
  5. I travestiti non sono "strani"… beh, la maggior parte. C'è in giro sicuramente qualche trav abbastanza strano nei club privé, ma nei supermercati c'é di sicuro gente "normale" ancora più strana. Per lo meno i trav non si tatuano ogni centimetro libero del corpo e non comprano carrellate di tavernello. Beh, la maggior parte. Mi spiace ma ho perso il filo di quello che volevo dire...
(Becky EnVérité, 2008)

martedì 12 luglio 2011

Dulce et decorum est pro patria mori



L'onore non si mangia. L'onore non ridà un marito ad una vedova, un padre a degli orfani. Non ti porta regali a natale, non ti tiene sulle ginocchia, non ti porta a scuola la mattina, non ti mette un cerotto quando ti sei sbucciato un ginocchio. Non ti da una carezza sulla testa.

Non ti aiuta a pagare il mutuo a fine mese, o a fare la spesa. La sera, d'inverno, non si siede di fianco a te sul divano, sotto la coperta, a guardare un vecchio film. Negli afosi pomeriggi d'estate non ti porta in piscina, o al mare. O anche solo a prendere un gelato.

Non può sorriderti, abbracciarti, baciarti. Non può fare l'amore con te.

Non esistono guerre giuste, nemmeno quelle che per un cavillo (ma in realtà per un nascosto senso di vergogna che a volte assale anche i potenti) non vengono nemmeno chiamate guerre, ma di fatto lo sono. I motivi ufficiali che vengono sbandierati non sono mai quelli veri, da che mondo è mondo.

Friedrich Durrematt diceva: "Patria, si fa chiamare lo Stato ogniqualvolta si accinge a uccidere." E quando leggo, su certi ridicoli siti che si definiscono apolitici e contrari a qualsiasi ideologia frasi come "onore ai caduti", quando sento in televisione "l'ultimo saluto all'eroe caduto", il mio livello del senso di schifo si alza di una tacca.


Era partito
per fare la guerra
per dare il suo aiuto

alla sua terra
gli avevano dato

le mostrine e le stelle
e il consiglio di vender

cara la pelle
e quando gli dissero

di andare avanti
troppo lontano

si spinse a cercare
la verità.

Ora che è morto
la patria si gloria
d'un altro eroe

alla memoria.

Ma lei che lo amava
aspettava il ritorno
d'un soldato vivo,

d'un eroe morto
che ne farà
se accanto nel letto

le è rimasta la gloria
d'una medaglia

alla memoria.

Fabrizio de André, La ballata dell'eroe (1961)