martedì 26 luglio 2011

Il piastrellista di Biella


Sarà stato il 1996 o 1997. Eravamo a Bologna, in fiera, a realizzare lo stand dell'azienda per cui lavoravo allora. Il mio compito era quello di supervisionare una mezza dozzina di piastrellisti, tutti di Biella, facendo attenzione che rispettassero i disegni, le quote, i colori. Una vera noia. Fu in quell'occasione che iniziai a pensare che i piastrellisti di Biella sono l'anello di congiunzione mancante tra l'uomo e la bestia.

Non me ne vogliano i biellesi, o i piastrellisti, ma l'esperienza non fu delle più felici. Intanto, i "miei" soggetti fumavano, bevevano e bestemmiavano come turchi già dalla mattina presto, e poi andavano avanti tutto il giorno. Ma questo può darsi che lo facciano in tanti. Il problema arrivava la sera.

La sera, per tutta la nostra permanenza a Bologna (una settimana circa), scattava l'immancabile puttantour. E siccome la mia era l'unica macchina disponibile (oltretutto della ditta), ogni volta mi toccava fare da chauffeur agli infoiati piemontesi. Per strada, davanti alle signorine, schiamazzi, risate grasse e volgarità varie si sprecavano, con me che non sapevo dove voltarmi per la vergogna.

Una sera uno di quei brillantoni salta su con la proposta: "andiamo a trans!" Neanche a dirlo, mozione approvata a larga maggioranza. Uno di loro conosceva anche la zona dove trovarli: proprio dietro la fiera, in una traversa di via Stalingrado. Alé, come un sol uomo.

Era fine settembre, un settembre anomalo e già molto freddo, e quelle povere criste (così come le loro colleghe bio) dovevano girare seminude, avvolte in grandi cappottoni che erano costrette di frequente a spalancare per lasciar vedere la "mercanzia". E sopportare gli sguardi fintamente schifati e veramente arrapati dei potenziali clienti, inclusi i miei piastrellisti.

E giù ancora risate, commenti volgari e gran manate sulle spalle, come in un film con Alvaro Vitali, forse per mascherare la segreta e inconfessabile voglia di ognuno. E forse anche per cercare, nell'approvazione del branco, una rassicurazione sulla propria virilità temporaneamente turbata da quei corpi così familiari eppure così alieni .

Il più giovane e carino dei miei piastrellisti, con pessima scelta dei tempi, aveva deciso di telefonare proprio in quel momento alla morosa, ignara e a casa, e dovette inventarsi frettolosamente una spiegazione quando, nel vedere la generosa dotazione inguinale di una trans bolognese, era esploso in in uno spontaneo e atroce bestemmione, immediatamente captato dal telefonino e trasportato senza pietà attraverso l'etere alle tenere orecchie della fidanzatina nelle prealpi piemontesi.

A serata conclusa lo avvicinai, perché mi sembrava meno grezzo degli altri e mi interessava conoscere il punto di vista sincero, al di fuori delle dinamiche del branco, di un'anima semplice sull'argomento. Lo confesso, nonostante il fatto che tutti gli indizi sembrassero contrari, speravo di intravvedere un barlume di umanità. Speranza delusa. "Per me i trans sono gente ricca, che lo fa per divertirsi." Auguri. Non riuscii a controbattere, non ne avevo la forza, mi sentivo le gambe tagliate.

Dopotutto, se contro gli stupidi anche gli dei sono impotenti, figuriamoci una crossdresser.


Una nota sull'immagine: quella è la frase che si poteva leggere, in quei giorni, nei bagni della fiera.

3 commenti:

  1. Ciao Syu!!
    Sono riuscita a commentare! Ripeto: SONO RIUSCITA A COMMENTARE! Non ce l'avevo mai fatta prima d'ora. A questo punto mi aspetto un evento epocale che arrivi a sottolineare tutto cio', che so'...una cometona di Halley, un meteorite da 12 chilometri, il figlio di Bossi che diventa intelligente...
    Scherzi a parte, e' sempre un piacere leggerti (soprattutto quando hai a che fare con personaggi del calibro dei biellesi!).

    Un baciazzo da Mistress Desdemon!

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  2. Ciao Desdemon, è veramente un piacere leggerti qui ;o)

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