venerdì 7 giugno 2019

Roald e Olivia Dahl


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“Olivia, la mia figlia maggiore, si prese il morbillo quando aveva sette anni. Ricordo che, mentre la malattia faceva il suo normale corso, spesso leggevo per lei accanto al letto e non provavo alcuna particolare preoccupazione. Un mattino, quando lei era decisamente in via di guarigione, mi sedetti sul suo letto e le mostrai come creare degli animaletti usando dei nettapipe colorati; quando fu il suo turno di realizzarne uno mi accorsi che le sue dita e il suo cervello non cooperavano e che lei non riusciva a fare niente.

"Ti senti bene?" le domandai.

"Mi sento un po' assonnata," disse lei.

Perse conoscenza nel giro di un'ora. Dopo dodici ore morì.

Il morbillo si era trasformato in una cosa terribile chiamata encefalite morbillosa, e non c'era nulla che i dottori potessero fare per salvarla. Era il 1962, ventiquattro anni fa; ma anche oggi, se un bambino col morbillo sviluppa la stessa reazione mortale avuta da Olivia, continua a non esserci niente che i medici possano fare per salvarlo. Tuttavia i genitori di oggi possono fare qualcosa per impedire che questa tragedia accada a qualcuno dei propri figli. Possono farli vaccinare contro il morbillo. Io non potei farlo con Olivia nel 1962 perché a quei tempi non era ancora stato scoperto un vaccino affidabile.

(…)

Ho dedicato a Olivia due dei miei libri. Il primo è stato "James e la pesca gigante". A quel tempo lei era ancora viva. Il secondo è stato "Il GGG", e lo dedicai alla sua memoria dopo che lei morì di morbillo. Potete leggere il suo nome all'inizio di questi due libri. So quanto lei sarebbe felice se potesse sapere che la sua morte ha contribuito risparmiato agli altri bambini un bel po' di sofferenze e di morte.”

Roald Dahl, 1986