lunedì 11 agosto 2014

OK computer


Una quindicina di anni fa circa (facciamo quasi venti) mi capitò di leggere in una rivista di psicologia (a mia giustificazione posso solo dire che sono sempre stata una lettrice vorace, e in quel momento non avevo altro sottomano) un articolo che trovai interessante, e che riguardava uno dei tanti tentativi di insegnare ad un computer a pensare come se fosse un essere umano.

Come quasi tutti gli scienziati informatici ci hanno spiegato (ferocemente quanto onanisticamente smentiti in questo dagli scrittori di fantascienza) si tratta di un'impresa praticamente impossibile, eppure di tanto in tanto qualcuno ci prova, forse per rassicurarci del fatto che siamo ancora noi l'unica e sola meraviglia del creato.

Il tentativo in questione era quello di fornire ad un cervello elettronico gli elementi principali di una favola, e poi vedere se riusciva a ricrearla, ripensarla come l'originale. La favola era quella del corvo e della volpe, un classico di Esopo che credo tutti conosciamo; la riporto qui di seguito, a memoria.

"C'era una volta un corvo, appollaiato su un albero, che aveva rubato un pezzo di formaggio. Il corvo aveva molta fame; stava per mangiarsi il pezzo di formaggio quando una volpe passò sotto l'albero.

La volpe diede un'occhiata al corvo, vide il formaggio e pensò subito ad un modo per ottenerlo. Iniziò dunque a blandire il corvo:
«Caro corvo, come sono stata fortunata ad incontrare un uccello stupendo come te!»

Il corvo, sorpreso, si arrestò e si sporse per ascoltare meglio.
«Guarda che piumaggio meraviglioso che hai, non ha uguali per eleganza in tutto il regno animale!»
Il corvo iniziò a gongolare.
«E la tua voce? Melodiosa e soave, più di un fringuello, meglio di un usignolo!»
Il corvo era in sollucchero.

«Ti prego, magnifico corvo, allieta le mie stanche orecchie con il tuo canto celestiale!»

Come il corvo aprì il becco per cantare il pezzo di formaggio cadde a terra, dove la volpe con un balzo lo lo mangiò e poi se ne andò."

Questa grossomodo è la storia ufficiale. Ecco come la interpretò il computer:

"C'era una volta un corvo, appollaiato su un albero, che aveva rubato un pezzo di formaggio.

Il corvo aveva molta fame; si mangiò il pezzo di formaggio.


Una volpe passò sotto l'albero, diede un'occhiata al corvo, non vide niente di interessante e se ne andò."

Una reinterpretazione rapida e sintetica, logica come un vulcaniano. Non so se da quindici o venti anni in qua l'intelligenza artificiale è cambiata, si è evoluta, ma credo che possiamo stare tranquilli, non sentiremo parlare di Skynet e Terminator ancora per un bel po'.

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