lunedì 6 giugno 2011

Tolleranza: no grazie


Quando si cerca di portare avanti un discorso politically correct su argomenti abbastanza "sensibili" - ad esempio: omosessuali, immigranti, etc. - una delle trappole in cui si rischia di cadere è la parola "tolleranza."

"Tolleranza" in questo ambito ha ormai perso il suo significato originale e ne ha assunto uno nuovo, che suona più o meno così: "cerchiamo di vivere tutti insieme, senza darci fastidio, perché siamo bravi e ci vogliamo bene e lo vogliamo far sapere a tutti quanti."

Invece, se ve lo ricordate bene, il senso originario era un altro, grossomodo: "sei qua ed effettivamente rompi anche un po' le scatole, ti trovo disgustoso ma ti sopporto perché per fortuna non ti ho sempre sotto gli occhi, e poi voglio far vedere di essere di vedute abbastanza ampie. E magari vuoi vedere che sotto sotto ce le ho anche le vedute ampie? Anzi ne sono sicuro, non vedi come ti lascio restare qui anche se mi fai schifo? E se faccio vedere di essere bravo è capace che vado anche in TV."

"Tolleranza", "tollerante", sono parole che non mi piacciono, perché comunque si portano sempre dietro quel retrogusto come di fastidio mal digerito e di sopportazione, più che di vera accettazione, anche quando vengono usate a fin di bene. Senza contare che, ad un certo punto, il fastidio può diventare più ampio delle vedute e della sopportazione, e allora buonanotte: iniziano i calci, i pugni e le bastonate. E in TV ci si finisce per altro.

Ne ho sentita una più bella: "convivenza." Neanche questa è perfetta al 100%, ma credo che da oggi userò questa, in mancanza di una parola migliore. Oh: se poi la trovo, vi avverto.

1 commento:

  1. Tolleranza e razzismo li percepisco come proiettili, come presunte armi di offesa. Inorridiamo per i "razzisti" e gli "xenofobi" ma non ci rendiamo conto di quando ridiamo alle spalle delle persone obese, dei disabili (fregandogli il parcheggio "per un minutino" e 'fanbrodo se di problemi ne hanno già a sufficienza), degli storpi, dei ciechi e siccome NON sono politically correct e non mi nascondo dietro parole fiorite, chiamo i ciechi ciechi, i sordi sordi, i grassi grassi... non è questa una forma di razzismo? non è razzismo contestare un vegetariano, un fumatore? visto com'è facile cadere dentro un discorso dove gli intolleranti e i razzisti sono sempre gli altri?
    LSL

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