sabato 19 novembre 2011

La cruna dell'ago


Allora: qualcuno potrebbe trovare questo post un po' eccessivo, a partire dalla fotografia che pubblico in fondo. Ve lo concedo; l'argomento è abbastanza border line, e anche per questo motivo quella foto, che inizalmente pensavo di mettere all'inizio, l'ho spostata lì. Così puoi anche scegliere di non vederla, basta che ti fermi prima. Però questo post lo sento molto, voglio scriverlo e quindi lo scrivo.

Come forse hai intuito dal titolo e dalla foto, parlerò di aghi, e di "giochi" fatti con gli aghi. Non ci voglio girare attorno, adesso che lo sai sei libero di continuare a leggere oppure no.

Bene, visto che hai deciso di andare avanti devi sapere che una delle anime che, per me, sono presenti nell'SM è quella della sperimentazione. Intesa come continua ricerca di qualcosa di nuovo, mai provato prima perché sconosciuto o perché temuto. Anzi, più che una delle anime presenti, oserei direi che è uno dei motori principali del mio SM.

Non voglio dire che lo sia di chiunque perché, come giustamente mi è stato detto, ognuno ha il suo SM, ergo ne esistono tante varianti quante sono le teste che lo vivono o lo pensano. Probabilmente il segreto di una "felice vita di coppia SM" sta nel mettere insieme due persone con quasi lo stesso punto di vista sull'SM (anzi meglio: con punti di vistaopposti ma complementari), però ora sto divagando, meglio che rientro in carreggiata.

Come dicevo, la ricerca del superamento dei limiti e delle paure rientra nel mio concetto di SM. In generale sono pochissime le cose a cui dico (direi) di no a prescindere, proprio come il bambino a cui viene detto "non puoi dire «non mi piace» se prima non lo assaggi." Però qualcuna di queste cose che non vorrei mai fare c'è, e una di queste è sempre stata il gioco con gli aghi.
 
Il motivo è presto detto: ne ho sempre avuto una paura fottuta. Probabilmente si tratta di una paura inconscia, irrazionale: conosco abbastanza bene quei piccoli bastardi d'acciaio, con la loro punta acuminata tagliata di sbieco, e so bene che, al di là di quel pizzico particolare e acuto, non c'è molto altro da temere. Però tutte le volte che ho a che fare con loro (quelle poche volte, per fortuna), ad esempio per un prelievo di sangue, cerco sempre di non guardare, di non pensare a quel sottile tubicino di metallo che mi entra famelico nel braccio. E' più forte di me.

Però credo anche che quando il metallo incontra la carne, in quel momento si crea un rapporto contro natura, perverso. E quindi una cosa potenzialmente in grado di affascinarmi. Sembra un controsenso vero? Mi sa tanto che lo è, ma non ho voglia di stare qui ad esaminare i perché e i per come.

Qualche tempo fa per puro caso mi sono imbattuta su internet in un video molto cruento, in cui un master torturava la sua slave in maniera veramente orrenda. Parliamo di chiodi nei capezzoli, aghi di 20 cm. che trafiggevano il seno, e poi giù nerbate. Una cosa che, normalmente, mi fa accapponare la pelle e vomitare. Certo, hai voglia a dire che è tutto safe & consensual (consensual di sicuro, safe ho i miei dubbi...); è reale, le botte e il sangue sono veri, mica trucchi di Hollywood.

Però, ben nascosta sotto uno strato di disgusto, ho provato una strana eccitazione. Perversa, malata. Però è fuori di dubbio che l'ho provata e allora, come faccio di solito, ho iniziato a farmi domande, a esplorare e a sviscerare. La cosa in fondo era molto semplice: vedere i capezzoli trafitti dagli aghi mi ha eccitata. Vedere la slave immobilizzata ed impotente, helpless, mentre il master le perforava i capezzoli a volte lentamente, a volte con rapidità, mi ha fatto quasi venir voglia di essere io al suo posto, legata e trafitta come uno scarabeo.

Allora mi sono documentata (internet è una potenza per queste cose, se solo ci fosse stata vent'anni fa...) con un'idea fissa in testa: provare. Provare una cosa che considero terrificante, farla nonostante la mia paura, anzi proprio contro di essa, in sfida e in spregio. Ho studiato modi e precauzioni (una cosa che prego anche voi di fare molto attentamente se volete affacciarvi a questo mondo) e una sera, armata di una buona dose di coraggio, ho provato.

La prima volta, lo ammetto, sono stata una vigliacca. Ho puntato l'ago proprio al lato del capezzolo, con l'intenzione di attraversarlo da una parte all'altra proprio come avevo visto fare nel video, ma non ci sono riuscita che per un miserabile mezzo millimetro; mezzo millimetro! Dolore, nemmeno poi tanto. Fifa, parecchia. Uno a zero per l'ago, ma non mi sono arresa.

Qualche sera dopo ho raccolto ancora più coraggio, e stavolta ho fatto sul serio. Ho puntato, e spinto, spinto, spinto. L'ago ha vinto la resistenza della pelle con un pizzico del tutto sopportabile; un'altra spinta del polpastrello ed è finalmente entrato nella carne, all'improvviso, sorprendendomi.

Mi sono fermata per alcuni istanti a contemplare la scena: assurda. Il mio capezzolo con un ago piantato dentro. Mai successo, mai neanche lontanamente pensato che sarebbe successo, e invece eccolo lì. E adesso? Cosa fai, non vorrai mica tornare indietro? Vorrai mica toglierlo, dopo tutta la fatica che ti è costato?

Respiro profondo, e avanti. Le gambe tremano involontariamente, per fortuna sono seduta, spingo ancora, lentamente ma inesorabilmente. All'altro capo del capezzolo vedo lentamente spuntare qualcosa da sotto la pelle, come un piccolo foruncolo che pizzica dall'interno, altro piccolo dolore ed ecco che la punta esce, l'ago è passato. Con sollievo noto che non è uscita nemmeno una goccia di sangue.

Eccolo lì. Finalmente. Il babau che tanto temevo, alla fine è sconfitto. Ancora non ci posso credere. Provo un senso di profonda soddisfazione, e l'inizio di quella stessa sensazione di eccitazione che mi dava il video. Adesso sono lanciata, ora che ho visto che si può fare non mi ferma più nessuno. Un secondo ago mi penetra, andando ad incrociare il precedente ad angolo retto. Sempre lentamente, non ho il coraggio di tirare alla carne della mia carne le "pugnalate" che ho visto infliggere alla slave in tv.

Ripeto l'operazione sull'altro capezzolo; ho letto che "bucherellarsi" scatena un rilascio pazzesco di endorfine, lo posso confermare. Sento la testa leggera, una sensazione di felicità al centro del petto. Dolore zero. La sensazione dell'acciaio che viola l'intima morbidezza del mio seno è sconvolgente. "Il duro che vince sul morbido," proprio il contrario di quello che sosteneva Terzani; ciàpa, Tiziano. L'ago è passato attraverso di me, e finalmente io sono passata attraverso la sua cruna.

Qui bisogna immortalare l'evento e per una volta, quella nella foto, sono io. Se la vuoi proprio vedere, vai un po' più sotto.




















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