martedì 1 novembre 2016

Ordinaria follia



Momenti di ordinaria follia. A volte mi prendono. Tipo quando scrivo sul blog, o in chat, e parlo/penso assolutamente al femminile. Anche se ho addosso i jeans, la camicia e una barba di tre giorni, quest'ultima una cosa che una donna proprio non dovrebbe avere. Certamente, follia. Ma sono la sola?

Ognuno di noi ha un personaggio dentro la testa, e questo personaggio non è proprio aderente alla realtà. E' un fatto ormai accertato che ognuno di noi pensa, crede (nella propria testa) di essere migliore di come in realtà è. Anche il peggior figlio di puttana sotto sotto è convinto di essere un buono. Senza arrivare a certi estremi, è un fatto incontrovertibile che tutti noi (quasi tutti, vabbé) siamo molto indulgenti con noi stessi, ci perdoniamo praticamente tutto, abbiamo sempre la scusa pronta e il capro espiatorio bell'e fatto.

Ci vuole molto coraggio e coerenza per guardarsi allo specchio e riuscire metaforicamente a sputarsi in faccia. Ma, e anche questo è un fatto, coraggio e coerenza sono merci che non sempre si trovano sottomano. Dopotutto siamo solo umani.

A volte, e sarà successo anche a voi, mi guardo allo specchio e mi chiedo: ma sono davvero io quella? Sono mie quelle mani, quel viso, quei capelli? E' proprio dietro quella fronte che si nasconde il cervello bacato che in questo momento sta partorendo 'sti pensieri da alienata mentale? E il sospetto di vivere in un corpo non mio viene, eccome se viene...

Chissà, magari il mio vero "io" sta da un'altra parte, e il corpo nel quale abito tutti i giorni è un simulacro (però, porca puttana, potevo anche sceglierlo meglio!) Un po' come la "proiezione residua di sè" citata in Matrix. Ecco, almeno potevo essere figa e bionda e in grado di spaccare tutti col karate. Mi sa invece, sempre per continuare la metafora di Matrix, che sono uno sfigato bianchiccio e molliccio, incastrato in un sarcofago e con un tubo di gomma in ogni buco (sì, anche lì).

Poi c'è invece come mi vede il mondo. Ah, è quello è proprio tutto un altro capitolo. Mi viene in mente un dialogo che ho avuto con una tizia, una stordita del Veneto che mi aveva cercato ai tempi in cui Messenger non era ancora stato ucciso da Skype. L'ho recuperato e ve lo riporto integralmente:


Syuzee:  come mai mi hai cercata?
Stordita: ero curiosa di te, ma non scrivere al femminile dài.
Syuzee:  perché non dovrei, scusa? io scrivo come mi sento...
Stordita: così, non mi piace molto, tutto lì.
Syuzee:  sento di doverti dire una cosa riguardo al "parlare al femminile." E faccio conto che il tuo interesse per noi trav sia sincero, e non una cosa tipo "fenomeno da baraccone." Ognuna di noi fa come si sente meglio. Conosco trav che parlano "da maschietti" e altre invece che fanno come me. Una frase come la tua, "non scrivere al femminile, dài" potrebbe urtare la suscettibilità di qualcuno. In fondo siamo tutte persone sensibili, non trovi?
Stordita: sì, ma farlo dal vivo mi potrebbe andare bene, scriverlo così mi fa un po' ridere.
Syuzee:  beh, quello è un problema tuo. Devo dedurre che un l'effetto "fenomeno da baraccone" alla fin fine un po' ci sia, e lo trovo triste da parte tua.


Dieci minuti dopo mi ha postato la foto delle sue tette. I trav spaccano.

Nessun commento:

Posta un commento