I sassi parlano. So che starete pensando "non ci fate caso, è pazza", ma
è vero, ve lo giuro, parlano; però lo fanno a modo loro.
Quando state al mare provate, come faccio io a volte, a
camminare sulla riva facendo vagolare lo sguardo qua e là sui sassi
accarezzati dalla battigia. Raccoglietene uno, non importa quale; non importa
la grandezza, la forma, il colore, ognuno ha una storia da raccontare. Fatevi ispirare.
Diciamo che avete raccolto un piccolo sassetto tondeggiante,
striato, come quello che ho preso io un giorno, lo vedete in fotografia.
Proviamo a immaginare. Le sue linee chiare e sottili potrebbero raccontare il depositarsi lungo il tempo, moltissimo tempo, di bianche sabbie coralline, che non sono altro che gusci sbriciolati di piccoli animaletti vissuti milioni di anni fa; bestioline che per secoli e secoli hanno mangiato, respirato, amato ed estratto calcio e silicio dall’acqua marina per costruirsi una casa nella quale fare le suddette cose.
Proviamo a immaginare. Le sue linee chiare e sottili potrebbero raccontare il depositarsi lungo il tempo, moltissimo tempo, di bianche sabbie coralline, che non sono altro che gusci sbriciolati di piccoli animaletti vissuti milioni di anni fa; bestioline che per secoli e secoli hanno mangiato, respirato, amato ed estratto calcio e silicio dall’acqua marina per costruirsi una casa nella quale fare le suddette cose.
Le striature brune o rossicce narrano di rocce e argille consumate
dalla pioggia dei secoli su pianure lontane – in un tempo in cui la cosa più simile ad un essere umano era grande grossomodo come un gatto e saltellava
ancora da un ramo all’altro – e trascinate al mare da fiumi millenari che oggi non
esistono più e che si sono sempre guardati dal possedere un nome.
Quelle più scure, che a tratti mandano impercettibili
bagliori metallici, sono forse il prodotto di titaniche eruzioni di vulcani
sottomarini alti chilometri, ancora oggi mai visti da occhio umano; ma se
osiamo forzare la mano al caso e alla fantasia, possono diventare persino i
resti polverosi di quell'asteroide che 66 milioni di anni fa con una carambola cosmica spazzò via tutti i dinosauri.
Il mare, con le sue grandi braccia, per migliaia d’anni ha poi compresso tutti questi strati, impastandoli, spezzetandoli in tanti frammenti; li ha cullati, sfregandoli gli uni contro gli altri e addosso a qualsiasi altra cosa sotto
mano, asportando millimetro dopo millimetro tutte le asperità e trasformandone
uno in quel piccolo gioiello levigato e arrotondato che tieni in mano.
Tutto questo in un solo, piccolo sasso di pochi centimetri
cubi che esisteva molto prima di te e probabilmente continuerà a farlo anche dopo. Lo tieni in mano solo pochi secondi nei quali il senso di mistero che conserva forse ti sussurrerà qualcosa di indistinto, ma poi incurante lo restituirai alla sua vita.
Se un sasso così piccolo è capace di dire così tanto a chi
lo sa ascoltare, prova a pensare quello che può raccontare un essere
infinitamente più complesso e incantevole come una persona, se solo tu la sapessi avvicinare ed osservare con occhio sincero e disincantato. E invece anche di persone
incantevoli se ne buttano via tante.
Dedicata.
Dedicata.